«Consentitemi una battuta da genovese: se pensiamo di governare per un po' il Paese coinvolgendo il movimento di Grillo, ci toccherà almeno cominciare a prendere le misure con Renzi, se vogliamo che i mondi che hanno guardato a lui rimangano un patrimonio nostro. L'ho invitato a Genova negli ultimi giorni della campagna elettorale, e mi sono reso conto che a pochi giorni dal voto non era impegnato altrove: un altro segnale che qualcosa non stava andando nel verso giusto». È il governatore ligure, Claudio Burlando a intervenire ieri alla direzione nazionale del Pd e a fare il punto sulla situazione del partito e sugli otto punti lanciati da Bersani per cercare di uscire dall'impasse dopo il risultato delle politiche. Burlando ricorda i primi segnali di allarme alle regionali del 2010 e fa riferimento a un suo «modello Liguria» per avvicinare il popolo alla politica. «Mi sono reso conto che avrei certamente perso se non avessi cambiato radicalmente il modo di fare politica. Il nostro partito non funzionava più come canale di contatto tra chi amministra e la realtà sociale. Allora mi sono messo a girare come una trottola per tutti i comuni e i territori della regione. Incontri con trenta persone magari, ma esperienze che fanno imparare e lasciano un segno». C'è tempo anche per parlare del «veto» di Vendola sull'alleanza con il centro. «Non ho capito perché siamo andati in campagna elettorale dicento prima vinco e poi mi alleo con il centro.
O sei incompatibile o puoi fare un'alleanza prima. Se è stato fatto accettando un veto di un alleato che poi ha raccolto il 3%, dico che non abbiamo fatto bene. E un errore speculare l'ha commesso Monti con la sua lista».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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