Dall’elogio del pomodoro a quello del graffito doc

Dall’elogio del pomodoro a quello del graffito doc

di Alberto Clavarino

Carissimo Massimiliano, voglio molto semplicemente ringraziarti. Sono appena arrivato a casa, dopo una giornata contraddistinta da un po’ troppe tensioni lavorative, da un po’ troppe malattie in famiglia (mamma a San Martino e nipotini al Gaslini, tutti «gastroenterizzati»), e dopo un breve salto al point del candidato Sindaco Vinai. Il primo gesto in casa è l’apertura del Giornale alla pagina di Genova. Ed oggi, nonostante la ammirazione che ho nei tuoi confronti, sei riuscito a sorprendermi. Al di là del fatto che se scrivessi libri, ti vorrei come mio marketing manager (domani non posso evitare di comprare «L’Elogio del pomodoro» di Citati!), sei davvero riuscito a regalarmi un'emozione. Un po' come ai tempi dell'ormai mitica lucciola, a cui sono certo molti tuoi lettori avranno ripensato. In un mondo contraddistinto dall'assoluta aridità, dalla cupa tristezza, dalla affannosa preoccupazione, dal totale disinteresse nei confronti del prossimo e della natura, leggere le tue parole è come bere un bicchiere di acqua fresca, come mangiare uno di quei meravigliosi pomodori. Col gusto antico delle cose vere, dei sapori di una volta, dei pensieri sani. Ed il tuo invito a parlare di bellezza lo trovo giusto, perché bisogna elevarsi al di sopra delle pur importanti cose di tutti i giorni, bisogna provare a volare alto, a pensare bello, a ragionare pulito.
Sai, la cosa straordinaria è che, mezz'ora prima di leggerti, stavo parlando con un personaggio assolutamente clamoroso, un candidato al Comune che è un writer, nome in codice Elxxez, a livello king, ovvero, detto male, un graffitaro artistico di livello assoluto. E mi ha spiegato con entusiasmo contagioso la sua cultura, a me del tutto ignota, fatta di simboli, di richiami storici, di tribù di artisti che cercano disperatamente spazi in cui esprimersi, in modo totalmente dissociato rispetto ai «pasticciatori di monumenti» di estrazione centrosocialista. Loro vorrebbero spazi per contest o combat, dove potersi misurare per raggiungere la fama o solo semplicemente per esprimersi. A Milano spazi del genere esistono da anni, a Genova il nulla. Pensa, anche se la mia e forse la tua sensibilità artistica sono orientate più verso altre forme, alla gioiosa bellezza di pannelli in cartongesso, facilmente amovibili ed a costi ridicoli, coperti di arte vera, messi ad allietare piazze, giardini, sottopassi. Tutto gratis, tutto con entusiasmo, con convinto coinvolgimento dei giovani artisti di strada.


Forse sono andato fuori tema rispetto a quello che tu desideravi raccogliere dai tuoi lettori, ma questa coincidenza di pensieri così diversi, ma entrambi legati alla bellezza, mi ha incuriosito e volevo renderti partecipe del mio stupore.

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