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Ilva, a Genova inizia la guerra tra poveri

(...) sull'occupazione, ma il quadro rischia di peggiorare. Anche Genova avrà problemi ed è destinata alla chiusura». Ma da Roma a Genova le distanze sono di fatto azzerate dalle comunicazioni in tempo reale. E così la tensione va subito alle stelle anche in piazza Corvetto, dove dalle 15 si forma un presidio di circa cento operai che si ritrova sotto la prefettura in attesa di notizie. Notizie che quando arrivano non contribuiscono certo a rasserenare gli animi e portano a un blocco spontaneo della rotatoria che rappresenta uno snodo fondamentale per il traffico del centro.
La paralisi è inevitabile. Ma soprattutto la sorpresa di molti cittadini che non si aspettavano la manifestazione porta i primi problemi di comprensione. C'è chi scende dall'auto e urla qualche parola di troppo e chi supera il blocco passando sul marciapiede. Si arriva anche allo scontro fisico, contenuto a fatica da alcuni poliziotti in borghese. Le conseguenze sono per fortuna limitate a qualche cofano ammaccato dai calci dei manifestanti che perdono il controllo della situazione. Anche il servizio d'ordine della Cgil fa quel che può e con una serie di spintoni rimette a posto le cose. Almeno dal punto di vista dell'ordine pubblico. Il disordine totale è invece quello che coinvolge il traffico.
Gli operai, anche per evitare altri tentativi di forzature dei blocchi, trascinano in strada i cassonetti della spazzatura. I vigili cercano di arrangiarsi per deviare la circolazione sulle strade vicine. Ma il blocco non viene tolto, perché appunto le notizie romane non inducono all'ottimismo. Anzi, con il passare delle ore, aumenta il numero dei manifestanti e parallelamente la tensione, fino a quando alcune tute blu provano a forzare il cordone di polizia per entrare in prefettura. Parte qualche carica e un operaio resta contuso. Finisce in ospedale per un colpo alla testa, il clima è sempre più acceso. Genova resta sotto scacco fino alle 19.30. Domani è possibile il bis, perché i sindacati annunciano un'assemblea in fabbrica «e poi si vedrà». Anche perché il decreto promesso dal governo «sposta il problema da qui a 2 anni».

Infatti, per applicare le prescrizioni di impatto ambientale «i due anni non bastano. Sono del tutto irrealistici, è una presa in giro. Lo stabilimento di Genova è un quarto di quello di Taranto e i lavori per ammodernarlo, molto meno imponenti, sono in corso da 5 anni».

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