Otto incidenti solo nel 2012. Cioè, una volta al mese un aereo rischia il peggio a decollare o ad atterrare a Genova per colpa degli stormi di uccelli che sorvolano la pista del Cristoforo Colombo. Il dato è impressionante, ma ancor più impressionante è il fatto che si decida deliberatamente di mettere in pericolo la vita delle persone per salvare quella dei gabbiani. La clamorosa denuncia, dati alla mano, arriva nel corso del consiglio regionale. È Francesco Bruzzone, vice presidente leghista dell'assemblea di via Fieschi, a far passare la voglia di sghignazzare a quanti, tra i colleghi, si stupiscono dell'insistenza con cui ripropone l'argomento. «La mia prima interrogazione su questo argomento è del 22 giugno 2010 - fa notare Bruzzone -. L'ho riproposta il 16 giugno dell'anno successivo. E se un mese fa sono tornato a chiedere un intervento in aula è perché la cosa non è stata mai risolta. A settembre un volo British Airways con 126 persone a bordo è stato costretto a un atterraggio di emergenza per aver investito alcuni gabbiani. E si è trattato solo del più recente caso, che è stato reso noto dalla stampa. Ma non l'unico».
Il consigliere leghista spiega anche perché si sia arrivati a questi punti senza che il problema sia stato risolto.
La «colpa», neanche a dirlo, è della solita soluzione troppo animalista che punta in prima istanza a salvaguardare gli uccelli presenti in zona. «È stato chiesto addirittura all’Ispra, all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, come contrastare la presenza dei volatili - attacca Bruzzone - . E i super specialisti hanno detto di usare metodi dissuasori per allontanare i gabbiani ». In altre parole, sulla pista del Colombo sono stati installati cannoni che quando un aereo deve partire o arrivare a Genova sparano e tuonano. Ma a salve. Cioè provano a spaventare gli uccelli, che evidentemente hanno imparato a infischiarsene beatamente. Siccome gabbiani e altri pennuti non rappresentano un pericolo sono a Genova ma in ogni altro aeroporto, e siccome però altrove il problema è stato risolto, Bruzzone suggerisce di usare i metodi già testati altrove. Cita i casi di Parigi e Amsterdam, ma aggiunge che la lista potrebbe essere infinita.
Quello che non dice esplicitamente, forse per evitare reazioni preconcette, è quale sia questa soluzione efficace. Che in realtà è la stessa che si usava anche a Genovaquando i voli aerei non correvano certi rischi. In tempi non sospetti le guardie provinciali vennero dotate per la prima volta di fucili proprio per appostarsi sulla pista del Colombo e abbattere qualunque cosa si alzasse in volo senza l’autorizzazione della torre di controllo. Quegli stesi fucili che oggi vengono usati per abbattere cinghiali e altri animali sulla base delle «quote» dettate dalla Provincia, in principio furono date in dotazione proprio per la tutela dell’aeroporto. Senza contare che in altre strutture internazionali vengono utilizzati sistemi di uccisione dei volatili anche con gas venefici.
Metodi che possono a prima vista fare impressione, ma che si dimostrano gli unici in grado di offrire garanzie. Soprattutto in considerazione del fatto che a breve i rischi andranno ad aumentare. «Verso novembre e fino a marzo fa notare Bruzzone - arriveranno altre specie di uccelli migratori come gli storni, circa diecimila animali in più, e aumenterà la colonia dell’aeroporto dove c’è un invitante prato su cui posarsi». Chi si aspettava la consueta risposta preconcetta, seccata o comunque contraria dalla giunta di centrosinistra, ha dovuto ricredersi. La replica affidata all’assessore Claudio Montaldo, in quanto responsabile della sicurezza, è stata quantomai seria: «Credo che nell'ambito delle nostre competenze, il problema si debba affrontare al più presto insieme alle autorità dell'aeroporto. Il rischio c'è: occorre approfondire il problema e approntare la soluzione affinché non si debba domani piangere per non averlo fatto. Mi impegno a farlo al più presto ». Si annunciano tempi duri per gabbiani, storni e ambientalisti.
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