Quando i taxi nero-verdi avevano i sedili retrattili

Caro dottor Lussana, in un'estate durante la quale non c'è stato molto da rallegrarsi: le varie fasi della politica e dell'economia, infatti, oltre a suscitare rabbia e disgusto, si sono rivelate tali da mettere i brividi anche in agosto.
Ma ecco il nostro Giornale a risollevarci lo spirito con l'idea poetica delle cose perdute e dei ricordi. La mia anzianità mi consente, per esempio, di ricordare non solo i taxi gialli, ma addirittura quelli nero verdi con sedili supplementari retrattili. Fra le numerose reminiscenze (a proposito delle gloriose «grette»), mi piace riferire che il giorno dopo la tragedia di Superga (maggio 49), io, appassionato dodicenne, provvidi doverosamente a seppellire le undici «grette» del Grande Torino nel giardino di mia nonna in Albaro. Un Albaro molto diverso da quello odierno, nel quale dagli splendidi giardini, durante le notti estive, echeggiava un tenerissimo gracidare di rane. Spariti molti giardini, sparirono anche le rane, così come le lucciole.
Noi abitavamo vicino alla casa del bravo sindaco Pertusio, il quale molte volte prendeva il tram insieme ad un caro amico (mio padre). La fermata, un poco più a levante di dov'è ora, era detta di San Francesco. La linea tranviaria era il N° 52 (Principe-San Francesco-Nervi).


Sarebbe davvero necessario molto spazio per tutta la materia affiorante dall'inesauribile serbatoio della memoria ma mi fermo qui, per lasciare spazio ad altri, visto il successo di questa splendida iniziativa escursionistica nel passato delle piccole cose.
La ringrazio e la saluto, caro Lussana, con crescente stima e cordialità,nell'attesa di rivederci.

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