Strade provinciali dissestate: il sindaco denuncia il governo

Il sindaco del Comune di Zeri, Egidio Enrico Pedrini, è pronto a denunciare il governo, anzi: praticamente è come se l'avesse già denunciato, a ben considerare l'ordinanza «contingibile ed urgente in materia di sicurezza pubblica» che ha rivolto all'amministrazione provinciale di Massa Carrara a causa dello stato delle strade provinciali, definito letteralmente disastroso e molto pericoloso per l'incolumità di automobilisti e pedoni. Per effetto della normativa sull'abolizione delle Province, a governare l'amministrazione è un commissario nominato dal governo, e quindi è proprio l'esecutivo - sostiene Pedrini - a essere chiamato a rispondere in caso di inadempienza. «Ecco perché - spiega il sindaco di Zeri - ho trasmesso l'ordinanza al prefetto, rappresentante locale del governo, ma anche al ministro dell'Interno Angelino Alfano e al presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta». Un'estrema cautela, giustificata dal rischio di incorrere nelle solite lungaggini burocratiche, in modo da garantire il primo cittadino dall'eventuale inadempienza dell'amministrazione provinciale.
«I motivi della mia iniziativa ci sono tutti» insiste Pedrini che non è nuovo a prese di posizione clamorose e particolarmente incisive quando si tratta di tutelare i diritti individuali e collettivi che le istituzioni disattendono. E aggiunge: «La situazione dei Comuni diventa sempre più critica. Occorre fare qualche cosa assolutissimamente per quanto riguarda gli altri sistemi di articolazione istituzionale del nostro Paese: Province, Unione dei Comuni, Regioni, Ambiti Territoriali Ottimali, Stato, e via dicendo».
Il testo dell'ordinanza chiarisce le ragioni. Il sindaco di Zeri scrive, fra l'altro, che è accertata «l'esistenza di pericoli per l'incolumità delle persone e la necessità di realizzare lavori ed interventi di somma urgenza sulle strade di proprietà dell'amministrazione provinciale di Massa Carrara, di collegamento Pontremoli-Zeri, fino ai confini del territorio comunale». In questo quadro, e considerati anche i danni originati da due successive alluvioni «che hanno peggiorato la situazione esistente», nonché le istanze di numerosi cittadini circa la pericolosità della circolazione per i cedimenti della sede stradale», a giudizio di Pedrini non si può più tergiversare.
Pertanto, il sindaco di Zeri «ordina all'amministrazione provinciale, in persona del commissario pro-tempore, di provvedere entro 10 giorni dalla notifica all'esecuzione dei lavori necessari e improcrastinabili per la prevenzione e l'eliminazione del grave pericolo, onde garantire l'incolumità pubblica e la sicurezza di cittadini residenti e turisti».
Ma il bello viene dopo: «Trascorso il termine suddetto senza che l'amministrazione provinciale di Massa Carrara abbia ottemperato all'ordine ingiunto - scrive sempre Pedrini - è prevista, quale ultima ratio, la denuncia all'autorità giudiziaria dei responsabili dell'inottemperanza ai sensi dell'articolo 650 del codice penale».
Non basta: il sindaco «avverte che la presente ordinanza vale quale formale messa in mora dei soggetti indicati ai fini del risarcimento di ogni eventuale danno inerente e conseguente».
«È chiaro a questo punto - interviene Pedrini - che se l'amministrazione provinciale di Massa Carrara, nella persona del commissario governativo pro tempore, non fosse in grado di dar corso urgente all'ordinanza, il Comune di Zeri che ho l'onore di guidare non potrebbe che chiamare in causa le autorità di governo nazionale. Tutto ciò, beninteso - ci tiene a chiarire ancora Pedrini - per un mio preciso dovere istituzionale, ma soprattutto per garantire l'assoluta incolumità delle persone.

Quelle strade sono da troppo tempo in stato di decozione avanzato, non è più possibile tollerare, o peggio far finta di niente, magari scrollando le spalle, di fronte al rischio enorme che rappresentano per chi viaggia in macchina o le percorre semplicemente in bicicletta, in moto e anche a piedi. L'ordinanza - conclude il sindaco di Zeri - ha davanti due opzioni: o si impugna, o si applica. Io spero ancora in questa seconda soluzione».

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