«Il rischio Chernobyl non c’è». Koichiro Genba, il ministro per la Strategia nazionale giapponese, ha aspettato un paio di giorni prima di parlare; ha chiesto ai suoi, ha scrutato il cielo, consultato bollettini e previsioni. Fino all’altro ieri la paura era la pioggia radioattiva. Ora qualcosa è cambiato. La paura si chiama fusione. I danni ai reattori aumentano, e il Giappone oggi lotta con tutte le sue forze per scongiurare una catastrofe nucleare. Un terzo reattore, il numero due della centrale atomica di Fukushima-Daiichi, ha un serio problema di raffreddamento, le barre di combustibile sono rimaste più volte scoperte dando inizio di fatto al processo di fusione del nucleo. La Tepco, la società giapponese che gestisce la maggior parte degli impianti nucleari del Paese, sta tentando di correre ai ripari, prima immettendo acqua marina per raffreddare i reattori, e ora pensa di aprire gli involucri di contenimento per cercare di far fuoriuscire l’idrogeno ed evitare una possibile nuova esplosione. Il governo ha chiesto aiuto agli Stati Uniti, incrocia le dita e spera che il raffreddamento funzioni, che i contenitori reggano. Il ministro Koichiro intanto rassicura, smentisce che la fusione di qualche reattore sia già avvenuta, ma la società elettrica non lo escluderebbe affatto. L’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) ha ricevuto notizie dalle autorità nipponiche che le strutture di contenimento del reattore 3 non sono state danneggiate. Eppure tra le strade si incontra gente spaventata, con la mascherina alla bocca. Se la prendono con il governo accusato di non dire tutta la verità.
Ed è l’allarme che si propaga in fretta. Gli Stati Uniti hanno spostato una portaerei, che era in missione umanitaria, facendola allontanare dall’area, dopo aver accertato livelli di radiazioni anormali a 160 km dalla costa. La Francia e la Germania sono tra i Paesi più preoccupati. «Solo un livello sotto a Chernobyl», dice il presidente dell’Autorità francese per la sicurezza nucleare, André-Claude Lacoste. E davanti alla tragedia, Angela Merkel ha annunciato che a giorni saranno chiusi in anticipo due degli impianti più vecchi. È l’onda lunga della catastrofe. «È fuori discussione che dal Giappone ci sono conseguenze che riguardano anche l’Europa e la Germania», si è affrettata a dire Angela Merkel. «Perché il mondo è uno solo». Il disastro ha scatenato in tutto il mondo il dibattito sulla sicurezza degli impianti nucleari, per questo i ministri dell’Ambiente dell’Ue si riuniscono a Bruxelles per esaminare la sicurezza delle centrali nucleari europee. E proprio davanti a questa emergenza nucleare che l’Orchestra del Maggio musicale fiorentino lascia il Paese. «In queste sei ore l’allarme nucleare è cresciuto - ha spiegato il sindaco di Firenze Renzi - Anche se il governo italiano non ha ancora deciso, abbiamo scelto, d’accordo con la soprintendenza e dopo aver consultato il maestro Zubin Mehta, di portare l’Orchestra del Maggio in Cina e il Coro in Italia». Ma non solo: in queste ore tutti gli eventi culturali e sportivi sono stati annullati. Un messaggio è stato mandato anche dal presidente Napolitano: «Sono oltremodo sconvolto dalle devastanti conseguenze». L’ambasciata italiana ha fatto sapere che sono stati rintracciati tutti i cittadini che mancavano all’appello.
Il Giappone cerca di rialzarsi, ma è difficile. La ricostruzione dopo lo tsunami presenterà un conto di almeno 180 miliardi di dollari. E sono decine di migliaia i soldati e le squadre di soccorso spostate nelle zone più colpite. Nella prefettura di Miyagi, dove mancano all’appello 10mila persone, i soccorritori hanno trovato 2mila corpi: tra morti e dispersi l’ultimo bilancio è di 5.000 persone. Milioni di persone sono ancora senza acqua, cibo, elettricità o gas; centinaia di migliaia i senzatetto. Tokyo affronta le prime notti di black-out, il risparmio energetico imposto dal governo per compensare la mancanza di energia prodotta nelle centrali nucleari. La parola d’ordine resta: niente panico.
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