Giustizia, Ghedini: "Da Violante apertura coraggiosa, ma temo i suoi doni"

Il deputato azzurro: "Importante l’invito al dialogo, spero però che Luciano non punti alla Consulta, il problema è che ormai regna il caos assoluto nell’opposizione". Alfano stuzzica i democratici: "Potete aiutare gli italiani..."

Giustizia, Ghedini: "Da Violante apertura coraggiosa, ma temo i suoi doni"

da Roma

A Niccolò Ghedini l’intervista di Luciano Violante al Giornale in cui auspica il dialogo con il Pdl sulla giustizia fa venire in mente la famosa frase di Virgilio nell’Eneide: «Timeo Danaos et dona ferentes».
Onorevole, bisogna temere i nemici anche quando portano doni? Oppure Violante non è più un nemico?
«Certo, la sua è un’apertura importante, un cambiamento di rotta. Conoscendolo, mi ha impressionato. Anche perché ricordo la sua feroce opposizione all’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, quando era presidente della Camera e io dell’Unione camere penali. Ricordo anche i suoi attacchi in aula a Berlusconi e a tutti noi sulla giustizia. Ma prendo atto del cambiamento, certo positivo, e spero che non sia per fini diversi...».
Per accreditarsi alla Corte costituzionale, intende?
«Esatto. Detto questo, sono d’accordo con lui su gran parte delle cose che dice».
Quali?
«Sul fatto che l’Anm sia troppo incline a seguire gli umori della base, invece di confrontarsi su interventi costruttivi, ad esempio».
La giunta ha appena ribadito il suo no a separazione delle carriere, modifiche del Csm e del sistema delle garanzie.
«Rimane su una posizione conservatrice, per mantenere lo status quo e, secondo me, una gestione del potere. Invece, dovrebbe fare un passo avanti e collaborare ad una riforma di sistema che non protegga interessi corporativi ma quelli dei cittadini. Un’associazione di categoria dovrebbe fare attenzione ai toni: se taccia il governo di fascismo si pone fuori dal dialogo».
Su quali altri aspetti concorda con Violante?
«Sul fatto che si possa discutere di una grande riforma della giustizia: lui prende atto del forte sistema di potere che la magistratura ha avuto in questi anni e concorda sulla necessità di interventi importanti, come quelli sulle intercettazioni. Sono anche d’accordo sulla necessità di valorizzare il lavoro della polizia giudiziaria, rendendolo più autonomo da quello del pm: un punto che era nel nostro programma 2001-2006. Anche sul Csm, a distanza di anni, Violante ci dà ragione e la proposta di farne eleggere i membri per un terzo dal Parlamento, uno dalla magistratura e uno dal presidente della Repubblica è interessante, va approfondita. Però, il Csm va sdoppiato per giudici e pm».
E siamo alle cose sulle quali divergete.
«Violante dice no alla separazione delle carriere, teme la creazione di un corpo autonomo di pm. E invece il ruolo del pm va ridisegnato, mantenendolo sempre indipendente dall’esecutivo, altrimenti sarebbe una iattura. Non dobbiamo prendere dalle legislazioni straniere le cose peggiori».
Sulle modifiche all’obbligatorietà dell’azione penale è Violante a dire sì, come molti nel centrodestra e lei ad avere dei dubbi.
«Io la manterrei, sono contrario a priorità indicate dal Parlamento. Qui sono sulla posizione dell’Anm, per una forte depenalizzazione. Abbiamo ogni anno circa tre milioni di processi penali e i magistrati non possono perseguire i reati di forte allarme sociale. Se una parte avesse solo rilevanza civile o amministrativa avrebbero la possibilità di farlo».
Nel Pdl ci sono posizioni diverse su alcuni punti della riforma.
«Direi opinioni con sfumature diverse. Il ministro Alfano inizierà presto le consultazioni con maggioranza, opposizione, magistratura e avvocatura per cercare linee condivise da tutti».
La Lega parla di pm eletti.
«È una proposta interessante, ma comporta una modifica costituzionale. Sarebbe una rivoluzione epocale e l’argomento è delicato. Ma potrebbe esserci una parziale applicazione per i giudici di pace senza interventi costituzionali: pm elettivi che si occupano di questioni di minor conto».
L’apertura di Violante e di altri esponenti dell’opposizione, il seminario trasversale dell’Udc al quale lei parteciperà oggi, la mozione dei radicali che ha raccolto consensi nei due poli: il dialogo è iniziato?
«La giustizia non è né di destra né di sinistra, il confronto va tentato con ogni mezzo. La maggioranza ha poi il dovere di decidere. Spero che su alcuni punti l’accordo si possa trovare in tempi brevi, entro la prima metà del 2009».
Quali?
«Rapporto tra polizia giudiziaria e pm, interventi per la certezza della pena, elezione del Csm, intercettazioni, celerità del processo penale e civile. Le norme ordinarie si possono fare subito, per quelle costituzionali ci vorrà più tempo».
Mentre Violante si converte, Veltroni attacca il governo per la scarcerazione degli ultras del Napoli.
«Insieme, le due posizioni danno un’impressione di caos assoluto nel Pd.

Come può auspicare Veltroni che il governo intervenga sull’applicazione delle norme? Inconsapevolmente auspica una magistratura assoggettata all’esecutivo?».
Chi dice no a tutto è Di Pietro: le sembra isolato?
«La sua è un’opposizione distruttiva, per cercare consensi nell’antiberlusconismo. E costringe spesso il Pd a rincorrere i toni alti».

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