Adesso che è stato trovato, sembra luovo di Colombo. Era facile, unovvietà. Ma finora nessuno ci aveva pensato. Almeno dai tempi dei Cesaroni. La fiction italiana non sa uscire dalle biografie di taglio storico. E non sa raccontare il Nord evoluto. Invece, ecco una serie moderna di sei puntate che mescola commedia, mistery e giallo e narra le vicende di Una grande famiglia (Raiuno, domenica e lunedì, ore 21,30, produzione Magnolia) nella quale il grande pubblico ci sta dentro alla grande, come confermano gli ascolti (oltre 7 milioni). Una famiglia numerosa, cinque figli con mogli e mariti e altri figli per un totale di tre generazioni, ognuna con i propri tic e le proprie gerarchie. Storie, preferenze e idiosincrasie che sintrecciano. Tra cognati che avrebbero potuto essere coniugi. Tra una suocera che detesta la nuora che non ha mai lavorato. Tra figli unici pieni di paure e squinzie viziate della Milano bene. Una storia di adesso, con le case ben arredate delle famiglie altolocate, i telefonini che squillano e la strana sensazione di non conoscere fino in fondo nemmeno chi ti dorme accanto. I Rengoni sono una dinastia di industriali tessili della Brianza. Gli affari vanno bene, la famiglia è affiatata, ben condotta da Eleonora (Stefania Sandrelli), in grado dinterpretare sentimenti e aspirazioni di tutti. Cè il primogenito Edoardo (Alessandro Gassman) che sta prendendo in mano gli affari e protegge la moglie Chiara (Stefania Rocca), cè la cattolicissima Laura costretta al divorzio (Sonia Bergamasco), cè Raoul che si occupa di ragazzi disabili (Giorgio Marchesi), cè Nicoletta che studia economia (Sarah Ferbelbaum) e Stefano (Primo Reggiani) che lavora in azienda. A rompere lequilibrio arriva la scomparsa di Edoardo, vittima di un misterioso incidente con lidrovolante. Le ricerche nelle acque del lago non danno esito e lintrigo si complica.
Anche perché qualcosa non torna nei libri contabili e certi vecchi rancori tornano a galla.Ben tratteggiata dalla sceneggiatura di Ivan Cotroneo, Stefano Bises e Monica Rametta per la regia di Riccardo Milani lalta borghesia del Nord sfiorata dalla crisi. A volte le soluzioni sono dietro langolo.
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