Le grandi firme del vino italiano

Di fatto esiste già da due anni, ma la prima sortita ufficiale si è avuta solo poco fa. Roma ha battezzato Grandi Marchi, l'Istituto del vino italiano di qualità, www.istitutograndimarchi.it, che raduna sotto lo stesso tetto 18 super-nomi dell'enologia italiana. Il circolo per ora è ristretto ad Alois Lageder, Gaja, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Ca' del Bosco, Carpenè Malvolti, Masi, Jermann, Antinori, Biondi Santi, Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari, Tenuta San Guido, Umani Ronchi, Lungarotti, Mastroberardino, Rivera, Donnafugata e Tasca d'Almerita. Gli scopi? Dare una sferzata a immagine e diffusione planetaria dei rispettivi vini attraverso seminari e workshop per giornalisti, ristoratori e buyer dei Paesi del prossimo wine boom.

«Dobbiamo fare massa critica», chiarisce il vicepresidente Michele Chiarlo (il presidente è Piero Antinori), «perché siamo stanchi di arrivare all'estero sempre dopo i francesi». I 18 partiranno all'attacco dei nuovi ricchi russi, cinesi e anche coreani. Perché «anche Seul è un mercato molto interessante».

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