«Guide turistiche, gli esami fatti a casaccio»

«Ai visitatori offriamo sempre la solita minestra. Nessuno di noi parla russo o giapponese e ai colloqui vengono scelti spesso i mediocri»

«Adesso vi racconto io come si fanno a Milano gli esami per guida turistica». Dopo l’inchiesta del Giornale sulla gestione da parte della Provincia delle abilitazioni per il lavoro di guida e le reazioni impermalite da parte della amministrazione provinciale, a parlare è ora uno che davanti a quella commissione ci è passato davvero. Non vuole dire il suo nome, perché non ha perso le speranze di passare prima o poi l’esame. Ma il suo è un racconto in presa diretta delle disinvolture e delle facilonerie che sembrano governare questo intreccio di politica e business. Conferma l’esistenza di una vasta area di abusivismo e lavoro nero (ammessa anche da Andrea Ogunbisi, commissaria d’esame, nella lettera pubblicata qui accanto). E dà un quadro sconfortante del tipo di offerta che ricevono i turisti di passaggio a Milano.

Cominciamo proprio da qui: qual è la concezione di Milano che viene richiesta per passare l’esame?

«Sconfortante. Vecchia. Superficiale. A chi viene a Milano offriamo sempre la solita minestra fatta di Cenacolo-Castello-Duomo-Sant’Ambrogio. La colpa è sicuramente anche dei tour operator che offrono viaggi a menu fisso. Ma perché non si prova a muovere le acque? Perché nessuno va a Segrate a vedere la Mondadori di Niemeyer che è un capolavoro dell’architettura moderna?».

Converrà però che a una guida deve essere chiesto di conoscere soprattutto i classici.

«Non c’è dubbio. Anche la conoscenza delle lingue dovrebbe essere fondamentale. Ma lingue decisive come il russo e il giapponese sono degli Ufo. Ho visto esami iniziare e finire senza la presenza del commissario d’inglese. Ho visto ragazze dalla preparazione straordinaria venire respinte perché non sapevano come si dice spartito in inglese, e ho visto promuovere dei somari fatti e finiti. Tutto sembra avvenire a casaccio, in base all’umore del momento».

I membri della commissione rivendicano la loro onestà.

«Io non dico che sono disonesti. Certo, a essere maligni si può immaginare che questa selezione al ribasso serva anche a preservare la situazione attuale, a non fare entrare nel mercato guide troppo preparate. Ma a colpire in genere è la sciatteria. C’è chi ha visto un commissario fare stretching durante l’esame... Per fare un esempio: in tutti i concorsi del mondo gli esami iniziano da una lettera sorteggiata, qui invece si inizia sempre dalla A. Così chi ha la fortuna di chiamarsi Zuzzurro ha tre mesi in più per prepararsi di chi si chiama Abate. Un altro esempio: a Parma il bando per guida turistica indica con estrema precisione il livello di conoscenza della lingua inglese richiesto, facendo riferimento a standard internazionali. A Milano ci si limita a dire che devi sapere una lingua. Ma quanto, quale, come? Decidono sempre loro. E in genere se vedono che sei una persona in gamba si spaventano».

E intanto fioriscono l’abusivismo e i subappalti.

«Questo lo sanno tutti.

A me piange il cuore quando incontro plotoni di giapponesi accompagnati da una guida italiana abilitata che legge il giornale mentre una guida giapponese spiega chissà cosa... È chiaro che in quei casi la guida italiana è lì solo perché ha un patentino in tasca: se è una guida in gamba è uno spreco, se è una guida incapace bisogna capire chi le ha dato la patente».

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