La scorsa settimana, a Destra-sinistra, la trasmissione di Primocanale condotta da Mario Paternostro, si è assistito ad un perfetto fermo immagine sulla politica genovese. Da un lato, il sandrobiasottiano Sandro Biasotti; dallaltro la martavincenziana Marta Vincenzi e il segretario di Rifondazione Giacomo Conti, che la pensano diversamente su molte questioni; in mezzo, due giornalisti - Erika Dellacasa del Corriere della sera e il sottoscritto - che hanno fatto il loro mestiere: incalzare e fare domande.
Il dibattito, dicevo, è stato illuminante. Da un lato, una coalizione, il centrosinistra, divisa su molti temi vitali, dal Terzo Valico allAmt, dalle privatizzazioni al termovalorizzatore, ma che si compatta al momento di mettersi tutti insieme per vincere. Dallaltro, la Casa delle libertà, che concorda su tutti i temi forti, ma che spesso è minata alle fondamenta da personalismi che annullano le possibilità di vittoria. Le scelte sbagliate delle candidature, del resto, parlano da sole.
Ma il dibattito è stato illuminante anche perchè ha messo in luce le sfaccettature dei protagonisti: ad esempio, un Biasotti tornato Biasotti. Un politico, cioè, che sa fare autocritica sui suoi errori (ne ha fatti molti); che ha smesso i panni di vedova inconsolabile della presidenza perduta della Regione, che avrebbe rischiato di trasformarlo in un altro Mori; che discute con gli alleati, abbandonando i personalismi. E che, soprattutto, resta un fuoriclasse del centrodestra nostrano: perchè ha un programma, perchè ha in mente un nuovo modello di sviluppo per Genova e per la Liguria, perchè non è fumoso e perchè ha capito che si vince aggiungendo e non sottraendo, che le sfumature sono una ricchezza e non una diminutio.
E poi, il nuovo coordinatore regionale azzurro Michele Scandroglio, che ha abbandonato i panni troppo ruvidi del passato, e può essere davvero unarma in più per Forza Italia e per la Casa delle libertà. Perchè sa fare politica e sa farla bene, ha una cultura sconosciuta a tanti protagonisti del centrodestra ed è un buon affabulatore. Inoltre, Scandroglio è uno che non ha mai avuto paura a sporcarsi le mani quando le imprese erano impossibili: la sua candidatura a sindaco di Ceranesi, paese in cui la Casa delle libertà è quasi un monolocale, gli fa onore. Ora, deve fare lultimo salto di qualità: quello di prendere in mano direttamente, con decisione, tutte le questioni sul tappeto, a partire dalla scelta del candidato sindaco. Che va concordata con gli alleati.
E dallaltra parte? Leurodeputata diessina Marta Vincenzi sembra molto in difficoltà, barcamenandosi fra la consapevolezza di essere la più popolare a sinistra e la volontà di non giocarsi gli ultimi residui di candidatura allinterno del suo partito. Ne esce una Marta poco Super e molto normale, persa nel politichese delle formule sulle primarie e di alcuni sociologismi che non fanno un programma. «Dare una risposta allemergenza abitativa» e «riqualificare le case» è unottima idea. Ma sarebbe ancor meglio dire come si intende farlo.
Resta lultimo dei nostri interlocutori della puntata di Destra-sinistra, Giacomo Conti, consigliere regionale e segretario ligure di Rifondazione. Sono pochi i punti su cui siamo daccordo. Però, a differenza di tanti nel suo schieramento, Conti è uno che rispetta le idee degli altri, che si confronta, che discute con educazione e civiltà tutte le posizioni. Se non si arrabbiasse, direi che tutto sembra tranne che comunista. Ma si arrabbia.
Ecco, io credo che questo metodo sia un ottimo punto di partenza, di condivisione, di civiltà, per fare una città e una regione migliore. Solo ascoltando gli altri e non pensando di essere portatori di verità rivelate, ci si può arricchire reciprocamente. Solo con la civiltà si crea altra civiltà. Solo con il rispetto si crea rispetto.
Questa non è destra e non è sinistra, questa è nemmeno Destra-sinistra, questa è una storia che vola sopra. Così si va verso una Genova e una Liguria migliore. Così, i Conti tornano.
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