Gli italiani sono sempre più simili fra loro: nord, centro e sud sono divisioni geografiche ma, dal punto di vista demografico, le differenze sono quasi scomparse. Il «Rapporto sulla popolazione italiana - LItalia allinizio del XXI secolo» (edito da Il Mulino, è stato realizzato dalla Società italiana di statistica e viene presentato oggi presso lIrpps-Cnr) dice che tra Mezzogiorno e centro nord è in corso un processo di «convergenza». Sul piano della fecondità: 1,06 figli per donna al nord contro 1,43 al sud nel 1995, nel 2005 entrambi sono a 1,32.
La debolezza economica del sud emerge nel saldo negativo delle migrazioni (abbandonano le regioni meridionali 50mila persone lanno), e con una minore attrazione nei confronti degli immigrati (l1,5% sul totale dei residenti, rispetto al 6,2% del centro nord). Allavanguardia rispetto agli altri paesi europei per durata della vita e longevità, la popolazione italiana è invece «in ritardo» nellevoluzione delle forme familiari. Pochi i giovani che vivono da soli (6,4% delle donne 25-34enni; a Milano però quasi un quarto degli uomini fra i 35 e i 44 anni); meno del 30% (ma in crescita) le coppie che convivono a fronte del 60-95% già raggiunto in Europa settentrionale a metà anni 90. Anche matrimoni civili (più di uno su 3 nel 2005), separazioni e divorzi sono in aumento, ma si scioglie solo un matrimonio su 7; in altri Paesi europei accade per un terzo o addirittura la metà delle unioni. Perciò sono poche le famiglie di un solo genitore con figli piccoli (662mila). I nati da non coniugati, raddoppiati in 10 anni, sono meno del 15%, mentre in alcuni stati europei hanno superato i figli di coniugati.
Tra il 2002 ed il 2005 la popolazione è cresciuta in media di 440mila unità lanno, grazie soprattutto agli stranieri. In quel periodo sono nati circa 170mila bambini da madre straniera, poco meno dell8% del totale. La fecondità è doppia di quella italiana: nel 2004 per le straniere il numero medio di figli è di 2,61, contro l1,26 delle italiane.
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