Qualcuno già si immaginava la scena. Uno scanner all’ingresso dell’asilo, tra il disegno di un albero e una lavagna. Biiiip! «Bravo bambino, l’impronta corrisponde. Adesso puoi andare a scuola». Non è un film, è la realtà. O meglio: è quello che sarebbe potuto succedere in Germania, nella democraticissima Berlino.
Il progetto. L’idea di scannerizzare le impronte digitali dei bambini di un asilo fa parte di un progetto pilota nato all’interno della popolosa comunità evangelica della capitale tedesca. Tutto era pronto, il periodo di prova fissato (tre mesi, a partire da gennaio), la motivazione anche: più sicurezza. Tanto che anche qualche genitore, pare, aveva già lasciato le sue impronte alla scuola materna.
Doppio no. E invece due genitori non hanno creduto alla bontà del progetto. Si sono ribellati e si sono rivolti ai media e al garante della Privacy della comunità evangelica, Detlef Rueckert. Che oggi si è recato in visita all’asilo per «verificare la situazione». La notizia ha fatto il giro dei giornali tedeschi. Secondo il quotidiano ondine «Welt» l’asilo non sarebbe in grado di garantire la riservatezza necessaria per far partire il progetto.
Lo scenario. Quel che è certo è che l’impronta digitali, firma inconfondibile e difficilmente riproducibile, è il futuro. In Italia saranno obbligatorie nella carta d’identità a partire dal 2011. In Gran Bretagna invece sono già realtà.
Le prime carte d’identità con i dati biometrici sono state emesse oggi, ma sono riservate (al momento) soltanto per gli stranieri originari di Paesi esterni all’Eurozona che risiedano nel Regno Unito. È una svolta epocale per un Paese che non ha mai voluto istituzionalizzare il documento d’identità. Secondo il governo britannico entro il 2015 circa il 90% degli stranieri ne avrà uno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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