La voragine consulenze: in fumo 27 milioni l'anno

La voragine consulenze: in fumo 27 milioni l'anno

Tavoli, comitati, commissioni: costano alle Regioni italiane 15mila euro al giorno solo in consulenze. Ogni ora gli esperti esterni dei comitati guadagnano 1.800 euro dalle casse pubbliche. Altri diciotto milioni di euro sono investiti dalle Regioni in consulenze e prestazioni professionali di varia natura: sono altri 59mila euro al giorno. Quattro milioni e novecentomila euro l'anno se ne vanno in consulenti informatici: sedicimila euro quotidiani.

Se si sommano tutte queste cifre (oltre 27 milioni di euro l'anno) si scopre che 90mila euro al giorno fluiscono mediamente dai fondi regionali ai portafogli dei consulenti, e in questo calcolo non sono compresi gli enti di ricerca. Sono 11mila euro l'ora, considerando giornate lavorative di otto ore. Centonovanta euro al minuto. Se proprio si vuole andare avanti, ogni secondo le Regioni spendono 3 euro in consulenze.

È la verità sul mondo degli incarichi esterni così come è registrata dai dati di bilancio delle Regioni trasmessi al servizio Siope della Banca d'Italia e valutati dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana (Gari) secondo un sistema di rating che tiene conto di numero di abitanti, estensione e numero di Comuni di ogni Regione. Nella puntata di questa settimana analizzeremo anche le spese per le collaborazioni occasionali o a progetto, che in alcuni casi stanno iniziando a sostituire i contratti a tempo determinato: oltre all'organico in dotazione, 57mila dipendenti divisi tra tutte le Regioni, c'è un esercito silenzioso di collaboratori pagati 18 milioni seicentomila euro l'anno.

I dati fotografano insomma un mondo di istituzioni dove proliferano le spese per i comitati tecnici e che non valorizza le risorse interne, ricorrendo con molta disinvoltura al lavoro esterno, alle consulenze in particolare. Non è un sistema di reclutamento proibito, ma la pubblica amministrazione, ha scritto la Corte dei Conti in un referto del 2018 sulle consulenze negli enti locali della Toscana, «deve provvedere ai propri compiti con la propria organizzazione e le sue risorse umane e strumentali, anche al fine di evitare inutili aggravi di costi». Eventuali incarichi esterni devono essere legati a «problematiche specifiche di natura eccezionale e straordinaria, imprevedibile e temporanea». Osservando i contratti pubblicati sui siti istituzionali, questi principi sembrano utopia. Con differenze notevoli da Regione a Regione.

Nel 2017, per esempio, Campania, Piemonte, Calabria e Toscana hanno speso in consulenti (comitati e informatica esclusi) il 64% del totale delle Regioni, la Campania da sola il 20 per cento. Il carattere di imprevedibilità e urgenza degli incarichi non sempre è intuibile, anche se gli atti sono sempre motivati. La Toscana sceglie un consulente per «azioni di supporto a stili di vita favorenti l'invecchiamento attivo», La Puglia affida all'esterno la valutazione strategica del piano faunistico venatorio regionale (35mila euro). Il Piemonte ricorre a una consulenza per l'analisi sulla situazione occupazionale in aziende con più di 100 dipendenti. Il Lazio paga 80mila euro per due anni un esperto per il «Supporto all'adozione di interventi mirati alla tutela dei diritti dei minori e dei detenuti nonché dei soggetti vittime di violenza». Campania e Piemonte sono riuscite a ridurre le consulenze generiche di due terzi nel 2018, in Toscana sono addirittura aumentate a 2 milioni e 200mila. Risultano altissime, «spesa fuori controllo» secondo Gazzetta Amministrativa, le uscite in Basilicata (903.308) e Molise (650.375). Le più virtuose sono Abruzzo, Emilia Romagna e Lombardia. La Sicilia detiene il primato di dipendenti (14.199) ma non esagera in consulenze: 354mila euro (tripla A). Il Piemonte è la regione che nel 2017 ha sborsato di più per esperti informatici esterni (ICT): oltre mezzo milione di euro («spesa migliorabile»). C'è poi chi non si è risparmiato in consulenze per commissioni e comitati. Le valutazioni più basse, secondo il rating di Gazzetta Amministrativa, sono andate a Veneto e Marche, quest'ultima penalizzata però dai terremoti del 2016. La Regione retta da Luca Zaia ha speso oltre 650mila euro in consulenti di tavoli tecnici, 2mila euro al giorno. Nel 2018 ha ridimensionato questa cifra a mille euro annui. In Basilicata è «fuori controllo» (valutazione una sola B) la spesa per i collaboratori e i contratti a progetto: oltre 4 milioni. Meno contratti a tempo determinato, più cococo. Netto miglioramento nel 2018.

Non risultano in tabella, ma una voce di bilancio che sembra imperversare è quella delle «altre prestazioni professionali e specialistiche», ovvero incarichi esterni che non

rientrano nelle categorie della ricerca o della contabilità. In Basilicata sono state pari a 6 milioni nel 2017, 13 milioni nel 2018. In Puglia sfiorano gli 8 milioni di euro nel 2018, in Lombardia superano i 14 milioni.

Voragine consulenze, la tabella

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