Gli incursori della Marina «giocano» alla caccia al tesoro sommerso

Disoccupati in tempo di pace, passano il tempo con una mega «caccia al tesoro». Gli incursori della Marina, gli uomini del gruppo spezzino superspecializzato in immersioni al limite delle possibilità umane, stanno tentando di riportare alla luce un tesoro avvolto dal mistero e dalla leggenda. Il relitto del Polluce, piroscafo a vapore del Regno di Sardegna affondato a 103 metri di profondità nella rada di Porto Azzurro (nell’isola d’Elba) il 17 giugno 1841 e noto per la leggenda del suo presunto prezioso carico, continua infatti a restituire parte delle sue ricchezze.
Il 16 e 17 luglio la Marina Militare, nell’ambito della collaborazione col ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha condotto col Gruppo operativo Subacquei e Nave Anteo del raggruppamento Subacquei ed Incursori «Teseo Tesei» della Spezia un’ispezione sullo stato di conservazione del relitto. Durante le immersioni sono state individuate e recuperate monete d’argento («colonnati spagnoli», cioè pezzi d’argento da 8 reali) di notevole interesse storico e numismatico, per un peso totale di circa un chilo e mezzo.


L’attività coordinata dall’ammiraglio comandante di Comsubin, contrammiraglio Donato Marzano e da Pamela Gambogi, archeologo direttore coordinatore della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ha visto impiegati tutti i sistemi per la ricerca, l’individuazione e l’eventuale recupero di oggetti sul fondo, in dotazione ai Reparti Sub della Marina. E gli incursori spezzini potrebbero «giocare» ancora. La caccia al tesoro è appena iniziata.

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