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India e Bangladesh si accordano su un'isola fantasma
Visita del premier indiano a Dacca per decidere il destino di 51mila persone che per un errore cartografico non appartengono né all'India né al Bangladesh: nessuno si cura di loro
Visita del premier indiano a Dacca per decidere il destino di 51mila persone che per un errore cartografico non appartengono né all'India né al Bangladesh: nessuno si cura di loro
Il primo ministro indiano Manmohan Singh visiterà domani la capitale del Bangladesh, Dacca, dove discuterà del problema dell'isola di Votibari, ufficialmente territorio indiano ma nel mare del Bangladesh e in pratica abbandonata da entrambe le nazioni.
Vittima di un'assurda mappa disegnata nel 1947 durante la partizione del subcontinente indiano all'epoca del ritiro britannico, l'enclave non ha strade asfaltate, elettricità, ospedali o scuole. I residenti non ricevono aiuto né dall'India né dal Bangladesh, e anni di tensioni regionali l'hanno scaraventata in un limbo. La visita di Singh a Dacca è vista come la possibile fine delle sofferenze per migliaia di persone intrappolate in decine di enclave che interessano entrambi i confini.
«Viviamo qui da decenni, ma a nessuno importa di noi», ha detto un residente, Jober Ali. «Non abbiamo uno Stato, non abbiamo un'identità, siamo in una terra di nessuno».
Nello specifico ci sono ben 111 enclave indiane nel territorio del Bangladesh e 51 bengalesi in quello indiano, con una popolazione complessiva di 51mila persone. I residenti sono in pratica cittadini senza uno Stato e non ricevono servizi o aiuti da nessuno dei due Paesi: una situazione asssurda cui si tenta ora di porre rimedio.
Vittima di un'assurda mappa disegnata nel 1947 durante la partizione del subcontinente indiano all'epoca del ritiro britannico, l'enclave non ha strade asfaltate, elettricità, ospedali o scuole. I residenti non ricevono aiuto né dall'India né dal Bangladesh, e anni di tensioni regionali l'hanno scaraventata in un limbo. La visita di Singh a Dacca è vista come la possibile fine delle sofferenze per migliaia di persone intrappolate in decine di enclave che interessano entrambi i confini.
«Viviamo qui da decenni, ma a nessuno importa di noi», ha detto un residente, Jober Ali. «Non abbiamo uno Stato, non abbiamo un'identità, siamo in una terra di nessuno».
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