N el centrosinistra di Milano è gara a chi alza di più le mani per discolparsi da quel famigerato bando di vendita che ha consegnato al fondo F2i di Vito Gamberale il 30% della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi. «Tutto trasparente, tutto alla luce del sole» dice il sindaco Pisapia. Ma è davvero così? Le possibilità sono due: o le cose non sono state affatto trasparenti e il bando è stato confezionato davvero a tavolino per favorire un compratore e poi fatto votare al consiglio comunale con larma della disciplina di partito oppure la vendita è stata gestita con straordinaria insipienza e conseguente spreco di un bene preziosissimo di proprietà dei cittadini. A seconda dei casi vi sono pesantissime responsabilità che possono essere penali, politiche o entrambe le cose. Abbiamo già scritto dellassurdità di cedere unaltra quota di minoranza (a proposito, per lo stesso motivo conviene che anche la Provincia, se intende cedere la sua quota, mediti le proprie mosse) regalando così di fatto il controllo a F2i. Alla luce dei fatti nuovi conviene però ricordare dove sono state le più che sospette incongruenze che hanno caratterizzato la procedura di cessione della Sea in dicembre.
1) Il bando doveva occuparsi della cessione della quota dellautostrada Serravalle, non degli aeroporti. Il fondo F2i aveva dimostrato interesse per lacquisto della quota del Comune nellautostrada solo in abbinamento ad una quota di Sea. Sia pure, ma lopzione di vendita di una quota maggiore di Sea senza lautostrada è letteralmente spuntata nella notte e non era mai stata anticipata pubblicamente da nessuno. Gli stessi consiglieri di maggioranza furono stupiti della novità. Se, per usare le parole di Tabacci allepoca «per vendere un appartamento meno buono spesso se ne vende anche uno più buono», non si capisce con quale criterio si dia la possibilità allacquirente di comperarsi solo l«appartamento più buono». Ci vuole fantasia per trovare altre ragioni diverse dalla volontà di fare un regalo ad un acquirente designato. Chi ha spinto per inserire questo comma suicida?
2) Loperazione svalutava e limitava la rimanente quota di Sea. La cessione del 30% metteva serissime ipoteche su future cessioni da parte del Comune per arrivare alla quotazione in Borsa, che era lobiettivo dichiarato come da delibera votata a marzo in modo bipartisan. Sarebbe infatti stato impossibile in seguito cedere quote ai risparmiatori garantendo il flottante minimo e mantenendo al contempo la maggioranza.
3) Allacquirente della quota di Sea venivano dati poteri di blocco inusuali. Assegnare posti in consiglio per la minoranza è normale, molto meno garantire la nomina del direttore finanziario e diritti su operazioni straordinarie.
4) Cedere un aeroporto non è uno scherzo e in tutto il mondo si seguono procedure ben precise che nel caso del Comune di Milano non sono nemmeno state prese in considerazione da lontano. Non esiste che un qualsiasi compratore internazionale possa decidere un investimento del genere in un solo mese partendo da un bando in italiano senza nessuna possibilità di approfondire la questione. Il Brasile ha appena completato la vendita del 51% di tre suoi aeroporti incassando 14 miliardi di dollari (altro che i 300 milioni di F2i) con una gara trasparente, pubblicizzata internazionalmente, partita il giugno scorso, che ha visto decine di partecipanti partecipare a diversi turni di rilancio, concludendo con offerte pari a cinque volte la base dasta prefissata.
Come si giustificano queste anomalie nella vendita di un gioiello dei milanesi? Lacquirente designato a quanto pare si sbellicava dalle risa pensando al bando. Davvero il sindaco riesce ad affermare in sicurezza che è stato fatto linteresse dei cittadini?
Twitter: @borghi_claudio
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