La badante condominiale Una per tutti, tutti per una

L'idea: assumere una sola signora e poi "dividerla" fra i vari anziani. Così si paga a ore e si risparmia. A Bologna funziona già in 45 palazzi

La badante condominiale Una per tutti, tutti per una

La crisi aguzza l'ingegno e la creatività tanto che, a Bologna, si sono persino inventati la «badante condominiale». Qualcuno le chiama «nuove forme di welfare» o di «micro-welfare» ma, in concreto, significa cercare risposte a bisogni crescenti avendo risorse sempre più scarse. Evidentemente deve aver fatto scuola la formula dei cosiddetti gruppi di acquisto, cioè di quelli che si organizzano per dividersi l'incombenza e il costo della spesa selezionando le offerte migliori. Così, lo stesso format è stato applicato all'assistenza agli anziani. Per un anno, in quarantacinque condomini del capoluogo emiliano sono state ingaggiate altrettante badanti suddividendosi oneri e tempo.

La formula è semplice: il palazzo arruola un'energica signora tuttofare parcellizzando il contratto domestico di colf e badanti in quote. «Come se fossero tanti singoli part-time» spiega Alberto Zanni, presidente di Confabitare. «L'associazione - continua - si occupa del coordinamento, di istruire le signore selezionate e di seguire la parte amministrativa. A costo zero». Ogni anziano paga solo l'effettivo «consumo»: 200-250 euro al mese per due ore di lavoro al giorno contro i 1.000-1.200 euro mensili per un'assunzione a tempo pieno. Cinque euro lordi all'ora più contributi e la badante è servita per tutti.

Moldave e ucraine vanno per la maggiore, ma qualcosa sta cambiando, tanto che a Bologna tra le new entry ci sono anche le italiane. Per tutte, la giornata viene suddivisa tra un pianerottolo e l'altro dello stesso stabile. Mentre l'inquilino del primo piano schiaccia un riposino si somministrano i medicinali all'arzilla dirimpettaia. Al secondo piano si prepara una minestra calda, dopo aver fatto la spesa per il vecchietto della scala B. Queste le premesse da contratto. Poi c'è la realtà, quella fatta di esigenze che si sovrappongono e concentrano tutte insieme. L'associazione promette di farsi carico anche di conciliare le richieste perché, nelle ore di punta, la badante rischia davvero di doversi fare in quattro. La mattina ha gli stessi rituali per tutti: la spesa, la passeggiata, i giardinetti, quindi il pranzo e poi la cena; per non parlare dell'ora in cui l'anziano va messo a letto. Sono esigenze condivise ma difficilmente sovrapponibili. L'ideatore della formula è ottimista: «L'intesa si trova a fronte dell'evidente risparmio». Eppure l'aneddotica sulle liti condominiali lascia poco spazio al sogno delle relazioni idilliache tra vicini di casa. I conflitti sull'utilizzo degli spazi condivisi riempiono i fascicoli degli studi legali, figuriamoci se ad essere condivisa è la badante e dietro ci sono anche questioni di salute.

Sul punto, l'associazione risponde giocando la carta della storia della badante moldava di 43 anni che si è sposata e che ha invitato alle nozze anche le quattro famiglie del condominio che l'hanno assunta. Come a dire: grazie alla badante condominiale si corre anche il rischio di conoscere e persino salutare il vicino di casa. Il progetto ora conta di sbarcare anche a Milano, Firenze, Cagliari, Reggio Calabria e Prato. Andando indietro, in realtà, qualche precedente simile si trova, come ad Alessandria dove nel 2005 ad essere arruolato e formato era un giovane disoccupato.

Poi è stata la volta di Trieste, quindi

Parma dove sono nate le Tagesmutter: le «mamme di giorno» per l'educazione e l'intrattenimento dei bambini, a domicilio. Poi è stata la volta dei «nonni in affitto» e dei «fratelli maggiori», adesso è l'ora della badante.

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