«Vicolo cieco» e «gravità dell'ora». Il cardinale Angelo Bagnasco sceglie parole impegnative per aprire il consiglio permanente della Conferenza dei vescovi italiani, con una relazione che è un attacco alla corruzione dilagante e al «reticolo di corruttele e di scandali» che sta «emergendo dalle Regioni». Un riferimento diretto, puntuale, talmente preciso da diventare concomitante alle dimissioni della presidente del Lazio, Renata Polverini.
«Che l'immoralità e il malaffare siano al centro come in periferia non è una consolazione, ma un motivo di rafforzata indignazione che la classe politica continua a sottovalutare» tuona il cardinale, che parla di «disagio e rabbia per gli onesti» e arriva a «pensare che il sospirato decentramento dello Stato in non pochi casi coincide con una zavorra inaccettabile».
Frasi pesantissime, inappellabili come la domanda: «Possibile che l'arruolamento nelle file della politica sia ormai così degradato?». Il presidente della Cei insiste, entra quasi nel dettaglio della spending review: «Si parla di austerità e di tagli, eppure continuamente si scopre che ovunque si annidano cespiti di spesa assurdi e incontrollati».
L'ampia relazione del presidente della Cei affronta molti temi ed è un grido d'allarme in piena regola per le condizioni in cui continua a trovarsi l'Italia, con un pressing diretto e a tratti drammatico al governo Monti perché «adempia ai propri compiti urgenti e metta il Paese al riparo definitivo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose».
Un'importante parte della prolusione è dedicata alla famiglia, presa d'assalto da provvedimenti come le «unioni civili» recentemente varate dalla giunta milanese di Giuliano Pisapia, dalle quali ci si attende «conseguenze nefaste». E su un altro dei principi non negoziabili, Bagnasco chiede che sia approvata prima delle elezioni la legge sul fine vita.
I toni generali evocano una crisi epocale. Ed è evidente che secondo il presidente dei vescovi italiani, chi guida il Paese non sta ancora facendo abbastanza: «In questa stagione sembriamo capitati in un vicolo cieco, costretti a subire la supremazia arbitraria della finanza rispetto alla vitalità civile e culturale».
Il cardinale ricorda la decisione di Silvio Berlusconi di lasciare Palazzo Chigi: «In una congiuntura particolarmente acuta, la classe politica ha ritenuto proprio dovere fare un passo indietro rispetto alla conduzione del governo del Paese». Ma ora bisogna darsi da fare per portare a casa risultati concreti. E questo significa che il governo si impegni nei propri «compiti urgenti» e la politica proceda alle riforme che il Paese attende, con interventi che vanno dal welfare fino a una nuova legge elettorale: «È l'ora della concentrazione assoluta sui problemi prioritari dell'economia e del lavoro, della rifondazione dei partiti, delle procedure partecipative e elettive, di una lotta penetrante e inesorabile alla corruzione». E alle elezioni «bisogna prepararsi seriamente, non con operazioni di semplice cosmesi, bensì portando risultati concreti per il Paese». In sintesi: «L'Italia non può essere bloccata, deve andare avanti e consolidare senza incertezze il proprio posto d'onore dinanzi al mondo, figurando tra le nazioni che contano».
Ponderoso anche l'intervento sulle unioni civili e la critica alla «poca considerazione verso la famiglia». Il cardinale Bagnasco parla delle unioni civili come «un'imposizione simbolica», un voler «affermare un principio ideologico, creando dei nuovi istituti giuridici che vanno automaticamente ad indebolire la famiglia». E «la società, come già si profila in altri Paesi, andrebbe al collasso». Chiede: «Perché non si vuole vedere? Perché non si vuole riconoscere le conseguenze nefaste di queste apparenti avanguardie?».
Il sì della giunta milanese di Pisapia alle unioni civili è stato seguito a tempo di record dalla proposta del sindaco di permettere alle coppie omosessuali di adottare bambini. L'uscita del primo cittadino milanese ha scatenato reazioni negative. «Non mi sembra che Pisapia sia un grande riferimento in proposito» lo liquida il ministro con delega alla Famiglia, Andrea Riccardi.
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