È tutto un mondo di buone abitudini che ci tormentano: giri lo sguardo di qua, e c'è un manager in bicicletta che ti fa sentire in colpa perché sali sul taxi (o - di nascosto dal tassista - perché hai cliccato sulla app di Uber); giri lo sguardo di là, e c'è una signorina filiforme che mangia l'insalata scondita; giri di tre quarti, e c'è una ragazza che al parco fa yoga, anziché giocare a Ruzzle seduta sulla panchina; ti rigiri, ormai rassegnata, e c'è un manifesto di prodotti biologici, a chilometro zero, eticamente e nutritivamente perfetti. Aiuto. Ovunque c'è spunto per riesumare intenzioni ottime a perdersi in fase di realizzazione e - caso mai da soli non ce ne accorgessimo - c'è sempre qualcuno pronto a farcele notare, quelle pratiche salutari che sarebbero tanto un toccasana per il nostro corpo e la nostra mente. Vero, certo, ma sicuro, pensiamo appena sentiamo nominare il kamut, la palestra, il succo di melograno, gli omega3, lo stretching mattutino, le scale a piedi, niente dolci sul divano alla sera, niente pizza a cena, a dormire prima di mezzanotte, il gruppo d'acquisto equo solidale, il farro, niente panino con la maionese in pausa pranzo, tanta frutta, tante verdure e specialmente crude, tutto integrale, caffè quando mai, e annuiamo, come gli studenti in prima fila davanti al prof che spiega, come no.
Il problema è che in ogni angolo di mondo si possono scovare usanze sane, troppo sane, e ormai non possiamo fare finta di non conoscerle: perché la tv e internet e i media ce le sbattono in faccia tutti i giorni. Abc news, addirittura, ha raccolto le dieci abitudini migliori, quelle che tutti dovrebbero copiare dai vari Paesi: e ora hai voglia di dire che non lo sapevi, c'è il decalogo già pronto all'uso e consumo dei nostri animi viziati e deboli. Basta piluccare una regola dall'India - poco sale, ma tante spezie, che ti fanno sentire subito sazio e poi sono antiossidanti - e una tradizione dal Messico (fare una colazione abbondante, rimpinzarsi a pranzo fra le due e le tre del pomeriggio e poi tenersi leggeri a cena), un classico dall'Olanda come la bicicletta, un pilastro della Spagna come la siesta (mezz'ora di pisolino dopo pranzo ridurrebbe del 37 per cento il rischio di infarto, oltre a rendere più operativi nel pomeriggio), la casalinghitudine dei polacchi, che spendono solo il cinque per cento dei loro soldi per mangiare fuori casa (contro il 41 per cento speso dagli americani) e quindi possono prepararsi cibi meno grassi, meno salati e meno calorici. O ancora, come i giapponesi, imparare ad alzarsi da tavola prima di essere sazi, così da far funzionare meglio il metabolismo e la digestione; mangiare sempre in compagnia come fanno i brasiliani, un piacere che riduce lo stress e abbassa anche la pressione, obiettivi che si possono ottenere anche con la meditazione tanto amata dai cinesi; come gli islandesi, dovremmo mangiare tanto pesce (loro ne consumano oltre 115 chili l'anno a testa, contro una media di 22 chili scarsi di un americano), che fa bene alla salute delle cellule e del nostro cervello (che ormai a furia di consigli andrà un po' a rilento) e infine, come gli abitanti del Gambia, non farci mai mancare la frutta secca, che fornisce calorie ma allo stesso tempo abbassa la pressione e riduce il colesterolo e il rischio di diabete (sicuri di volere la dieta del Gambia? Mah).
Basta solo questo, ed è fatta.
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