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"Così tentano di coprire lo scandalo Mps"

Tra sgomento e ironiaIl presidente si difende dalle accuse: "Mancano solo omicidio e strage"

"Così tentano di coprire lo scandalo Mps"

Milano - «La tempistica della Procura è come sempre molto efficiente: che cosa non si fa per cercar di coprire lo scandalo Monte dei Paschi di Siena che rischia di travolgere la sinistra?». È stato questo il primo commento di Roberto Formigoni alla notizia della chiusura indagini sulla Fondazione Maugeri. «Cosi - ha aggiunto - nel giro di ventiquattr'ore si incriminano Scaroni e Orsi, si condanna Pollari, si continua a distruggere l'Ilva, si depositano gli atti per Formigoni». Poi una battuta. «Pensavo mi accusassero anche di omicidio e di strage, quindi posso dichiararmi soddisfatto. Rilevo che dopo un anno e mezzo potrò finalmente conoscere gli atti con cui si pensa di potermi accusare. Ma nelle carte depositate non emerge nulla di nuovo che già il mondo non conoscesse».

Sorpreso anche Mario Brusa, l'avvocato che difende Formigoni dall'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione con altre sedici persone. «Ma io - precisa - non ho avuto notifiche. Apprendo dai pm via media». Come troppo spesso succede nelle indagini che coinvolgano uomini politici. Soprattutto del centrodestra e soprattutto a pochi giorni dalle elezioni o da passaggi politicamente rilevanti. Salvo poi ritrovare gli stessi magistrati candidati. Magari a sinistra. Perché era facile prevedere che con i sondaggi che vedono il candidato del centrodestra Roberto Maroni stabilmente avanti in Lombardia, qualcosa sarebbe successo. E, infatti, alla fine la tempesta perfetta si è abbattuta sulla Regione con un'accusa inaudita per un presidente. A stabilire la sua congruità con la realtà ci vorranno anni e gradi di giudizio, ma di certo l'effetto mediatico è già servito. Offrendo a una sinistra piuttosto a corto di argomenti, un buon randello da campagna elettorale. Ipotesi gravi quelle messe in campo dai magistrati e in grado di far sembrare solo marachelle quelle note spese fattesi rimborsare dai consiglieri regionali del centrosinistra accusati di aver messo in conto perfino i barattoli della Nutella. C'è da dire che anche quelli del centrodestra non s'eran fatti mancare niente, con i leghisti pronti a mettere in lista le pallottole per andare a caccia o il banchetto di nozze della figlia e il sushi e le creme da viso di Nicole Minetti.

Solo l'ultima delle tante indagini che hanno flagellato quest'ultima legislatura griffata Formigoni. Caduta per volere della Lega sulle indagini che hanno portato in carcere l'assessore Domenico Zambetti accusato di aver comprato voti dalla 'ndrangheta trapiantata in Lombardia. Ma che aveva forse raggiunto il suo culmine con Filippo Penati, il vice presidente del consiglio regionale e braccio destro del segretario del Pd Pierluigi Bersani che secondo i magistrati di Monza sarebbe stato a capo di un sistema ingegnerizzato della mazzetta nel territorio tra Milano e Sesto san Giovanni. Calce e martello, visto che di stecche in cambio di riqualificazioni urbanistiche si tratterebbe.

Per lustri e non per mesi, finche imprenditori ormai esangui non hanno deciso di raccontare tutto.

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