Milano«Sarei assolutamente d'accordo nel fare il condono fiscale tombale. Sono sempre stato avversato in questo dalla sinistra». Silvio Berlusconi, ospite del programma L'aria che tira su La7 ha rilanciato una proposta contenuta nel programma elettorale del Pdl sostenendo che «del condono c'è assolutamente bisogno» e che se «ci sarà la maggioranza, verrà fatto». Il Cavaliere ha successivamente aggiunto che si tratterà di un provvedimento «interno a Equitalia» precisando che per quanto il condono tombale «si impone in caso di una riforma fiscale globale» attraverso cui passare da un vecchio «a un nuovo regime che introduca finalmente una tassazione dalle persone alle cose». È chiaro che «per un nuovo inizio» occorra una sanatoria.
La questione da affrontare è «la violenza di Equitalia ha affrontato i contribuenti», con i vari «blitz in Sardegna e a Cortina» e «il limite a una spesa in contanti per 999 euro». Un atteggiamento che «ha creato danni enormi» provocando «una rottura tra cittadini e Stato», ha sottolineato Berlusconi nel corso di una conferenza a Trieste.
Sempre in tv, ospite in serata di Piazza pulita su La7, Pier Luigi Bersani ha escluso ogni possibile condono nel caso di vittoria della sinistra alle elezioni. Il segretario del Pd ha lanciato la sua controproposta: «Le tasse non sono il solo problema di questo Paese. Facciamo 7 miliardi e mezzo di investimenti in 3 anni per ristrutturare scuole e ospedali. I fondi possono venire da un allentamento del patto di stabilità».
Come funzionerà la proposta del Pdl? E che cosa cambierà per i contribuenti? Ci si può basare su quanto affermato dal responsabile dei dipartimenti del Pdl, Renato Brunetta. Il programma elettorale prevede un «fisco amico e non nemico del contribuente» da attuarsi attraverso una «revisione e riduzione dei poteri di Equitalia». Insomma, «pur nel rispetto» dei dipendenti che lavorano per l'agenzia unificata della riscossione, «il fisco dà l'impressione di strozzare» i cittadini. Di qui la necessità di «iniziative straordinarie». «Lo Stato - ha spiegato Brunetta - potrebbe rinunciare alle sanzioni e agli interessi, in tutto o in parte, in modo tale da ridurre quanto dovuto oggi dai contribuenti». Le lungaggini delle procedura di accertamento e gli elevati tassi di interesse applicati alle sanzioni per i presunti evasori fanno sì, aggiunge l'economista, che «i debiti iniziali crescano enormemente raggiungendo cifre insostenibili in momenti di gravissima crisi economica». Tagliando sanzioni e interessi si riporterebbero le cartelle «a valori più sostenibili per i contribuenti in difficoltà e le imposte evase sarebbero comunque recuperate». Non va dimenticato, infatti, che gli interessi di mora sui debiti con Equitalia raggiungono il 4,5% annuo, un tasso non proprio «amichevole».
Se sul fronte della riscossione, il risparmio per il contribuente sarebbe circoscritto a interessi e sanzioni che variano a seconda della forma di pagamento (rateizzazione oppure no) scelta e del tempo di morosità, nel caso di una sanatoria fiscale il discorso sarebbe molto diverso. Secondo un calcolo effettuato dalla Cgia di Mestre, nel quarantennio 1973-2012 l'incasso per lo Stato sarebbe stato di 123 miliardi di euro. Il precedente più vicino è quello del 2003: nell'imminenza della riforma Tremonti dell'Irpef (due aliquote al 23 e al 33%) si decise di avviare sia una condono (chiusura delle pendenze col fisco sulla base di un'aliquota ridotta) che un concordato fiscale preventivo. Negli anni di vigenza della sanatoria (2003-2008) l'introito - attualizzato al 2012 - è stato di 22,8 miliardi di euro (32,5 miliardi includendo anche gli incassi generati da provvedimenti simili in vigore nel periodo).
È chiaro che il successo di questi provvedimenti (così come quello dell'ultimo scudo fiscale da 5,6 miliardi con il rientro di 100 miliardi di capitali all'estero) non è solo nell'aumento delle entrate, ma soprattutto nell'emersione di base imponibile. Circa 100-120 miliardi di euro ogni anno, infatti, sarebbero sottratti al Fisco.
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