Ingroia spacca le toghe rosse i magistrati in fuga da Md

RomaL'«effetto Ingroia», oltre a dividere la sinistra, fa a pezzi il fronte della magistratura. In primis, la corrente d'origine dell'ex pm di Palermo, candidato-premier di Rivoluzione civile: Magistratura democratica.
Il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati al congresso di Md a Roma attacca «populismo» e «demagogia» che alimentano il «protagonismo di certi magistrati che si propongono come custodi e tutori del Vero e del Giusto, magari con qualche strappo alle regole processuali e alle garanzie, si intende a fin di Bene». Dopo lo scontro con Ilda Boccassini e la bacchettata del vicepresidente del Csm Michele Vietti è il terzo segnale di forte fastidio verso Ingroia. La corrente delle toghe rosse quella dell'impegno dei magistrati «militanti» e collaterali al partito leader a sinistra, deve fare i conti con una sua creatura che le si rivolta contro. E lancia un movimento alternativo al Pd, che cannibalizza il Sel.
Md, da tempo in crisi di consensi (alle elezioni dell'Anm ha perso un seggio e centinaia di voti), lotta contro la disaffezione per le correnti, molto forte a sinistra. Infatti al congresso la partecipazione è scarsa e prevalgono i pensionati sui giovani. D'altronde, la corrente è «invecchiata» se alle elezioni vince in Cassazione e perde in procure-roccaforti come Milano.
Sotto accusa è anche il cartello Area con il Movimento per la giustizia, perché Md teme di essere fagocitata dai «giacobini» di Armando Spataro. Ha alimentato la sfiducia pure la vicenda della e-mail sfuggita per errore al consigliere Md del Csm Vigorito, che rivelava manovre con i colleghi Carfì e Cassano per nomine volute per l'appartenenza ad Area più che per merito. «Una volta Md parlava alle piazze - commenta un vecchio magistrato -, oggi si riunisce nelle stanze per spartirsi le poltrone». Su tutto questo, piomba l'«effetto Ingroia», che era ai vertici di Md in Sicilia ma nel 2010 alle primarie di Area per il Csm è stato battuto da Vittorio Borraccetti.

Attaccato dalla corrente mentre indagava sulla trattativa Stato-mafia e dopo per l'entrata in politica, ora mette uno dei fondatori di Md capolista in Veneto: Giovanni Palombarini, autore del libro-cult Giudici a sinistra. Il suo nome caratterizza ancor di più il movimento come «partito dei giudici», nell'inedita versione di parassita della sinistra. Lo sostiene anche Livio Pepino, altro fondatore di Md ed ex membro del Csm.

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