RomaFerragosto in Procura per Silvio Berlusconi. Questo, almeno, sarebbe il programma ideato dai pm di Palermo, che hanno convocato l'ex premier per il 13 agosto. Vogliono interrogarlo, nella doppia veste di persona informata dei fatti e parte offesa, nell'ambito dell'indagine per estorsione contro il senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri.
Il Cavaliere era stato già citato per il 16 luglio, ma non si era presentato per legittimo impedimento dovuto ad impegni precedentemente presi.
I pm ci riprovano, all'indomani della conferma che l'indagine resta a Palermo: la Procura ha, infatti, rigettato perché infondata la richiesta dei legali di Dell'Utri di trasferimento ad altra sede, cioè Milano o Firenze. È da vedere se questa volta Berlusconi si sottoporrà all'interrogatorio o preferirà evitarlo.
Caustico il commento del capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri, per il quale è eloquente il fatto che gli inquirenti rinuncino alle ferie pur di sentire il Cavaliere: «La magistratura - dice - come è noto, gode di ampi periodi di ferie durante l'estate, che sono una causa non secondaria del rallentamento dell'attività della giustizia. Per smentire questa fama, la Procura di Palermo ha deciso di convocare Silvio Berlusconi per il prossimo 13 agosto. Poi dice che parliamo male della magistratura... Come giudicare un'iniziativa del genere sia nel merito e sia nella sua collocazione temporale? Ci asteniamo da ulteriori commenti, per non incorrere nei tutori della legge».
Marina, la figlia di Berlusconi e presidente di Finivest, si è già presentata in Procura il 24 luglio, sempre come teste e insieme parte offesa.
La tesi degli inquirenti è che l'ex senatore Dell'Utri abbia estorto ai Berlusconi circa 40 milioni di euro in 10 anni e che il denaro sia servito a «comprare» il suo silenzio su presunti rapporti con la mafia dell'ex premier o, come accadde negli anni '70, sia andato a Cosa nostra tramite il senatore come «prezzo» della protezione dei clan.
Nell'indagine sulla cosiddetta P3, infatti, la Guardia di Finanza ha individuato una serie di prestiti e di esborsi di denaro disposti da Berlusconi a favore del parlamentare e Marina è cointestataria di un conto dal quale partì, nel 2003, circa un milione per dell'Utri. La presidente della Fininvest ha detto ai pm di non avere neppure saputo dell'esistenza di questo conto, del quale non ha mai disposto. Ha anche sostenuto di non sapere nulla delle «dazioni» a Dell'Utri, ritenendole però assolutamente giustificate e giustificabili.
La questione della competenza degli inquirenti di Palermo, intanto, non è chiusa e a dire l'ultima parola sarà il Procuratore generale della Cassazione.
Per i legali di Dell'Utri, il capoluogo siciliano non sarebbe competente ad indagare perché il denaro in questione è transitato tutto attraverso conti bancari romani e fiorentini. Dalla capitale, infatti, sono partiti alcuni bonifici e nel capoluogo toscano il denaro in alcune occasioni è arrivato.
Gli avvocati Giuseppe Di Peri e Pietro Federico, perciò, avevano chiesto al procuratore capo palermitano Francesco Messineo di trasmettere gli atti ai pm di Milano o di Firenze. E dopo il primo «no», non si arrendono. Hanno già preannunciato l'intenzione di fare ricorso alla Suprema Corte contro la decisione della Procura.
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