di Livio Caputo
Come sono cambiati i tempi in meno di 50 anni: quando, il 20 luglio 1969, i due astronauti americani Armstrong e Aldrin misero piede per la prima volta sulla luna, centinaia di milioni di persone seguirono l'evento in TV e le piazze di tutto il mondo si riempirono di gente festante, ma bisognò attendere il loro ritorno per avere i primi fotocolor, che poi dovettero essere spediti alle redazioni con i mezzi del tempo (le telefoto a colori erano ancora di pessima qualità e la posta elettronica, ovviamente, era ancora di là da venire e il sottoscritto, inviato di Epoca, affittò un jet privato da Houston a New York per arrivare in tempo a prendere l'ultimo aereo per l'Italia e precedere così la concorrenza di un giorno). Ieri, in occasione dello sbarco su Marte del super-robot Curiosità, che ci rivelerà se c'è (o può esserci) vita sul Pianeta rosso, la notizia non apriva neppure i giornali online, anche se la Nasa, con una brillante operazione «instant» su twitter e altri nuovi media e l'installazione di maxischermi nelle principali città americane, è riuscita a far seguire l'evento da un buon numero di persone: immagini con il ritardo dei soli 14 minuti necessari a far arrivare le immagini alla velocità della luce da 500 milioni di chilometri di distanza.
Le differenze tra i due eventi sono fin troppo evidenti: allora, si trattò della prima spedizione umana sul nostro satellite in una fase di boom economico; adesso del quarto sbarco di una sonda su Marte che avrebbe già dovuto arrivare a destinazione nel 2009 e il cui costo di 2,5 miliardi di dollari è stato molto contestato in questi tempo di crisi. Allora, sembrò fantascientifico che un veicolo potesse posarsi senza danni sulla superficie lunare e ripartirne; oggi nessuno (con la possibile eccezione degli addetti ai lavori) si è stupito più di tanto della magistrale tecnica con cui, dopo una discesa ad altissima velocità soprannominata dagli stessi tecnici del Jet Propulsion Lab «i sette minuti del terrore», Curiosità si è posato al centro del cratere Gale diretto unicamente dal computer di bordo. Allora, si trepidava per la sorte degli astronauti, oggi pochi si capacitano che Curiosità (il cui nome, incidentalmente, è stato «inventato» da una bimba di 12 anni) grazie a una alimentazione al plutonio, riuscirà a operare per decenni, esplorerà vaste zone del pianeta e ha a bordo dieci dei più sofisticati strumenti mai costruiti, capaci di rilevare tutti i suoi segreti in vista dell'arrivo dei primi esseri umani, che gli americani prevedono per il 2030. Allora, le prime parole pronunciate da Neil Armstroing mentre scendeva la scaletta dal modulo lunare - «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l'umanità» commossero la gente e passarono alla storia; oggi le "parole" trasmesse a Twitter dal computer di Curiosità - «Sono arrivato sano e salvo sulla superficie di Marte: cratere Gale, ti sono entrato dentro», non hanno certo destato grandi emozioni.
In realtà Obama, cui l'impresa può fare molto comodo in chiave elettorale, ha ragione a parlare di «momento di orgoglio nazionale che passerà alla storia». Il riuscito sbarco su Marte di Curiosità, dopo un volo durato otto mesi, costituisce non solo una conferma della superiorità americana in campo tecnologico, che i cinesi cercano a ogni costo di insidiare, ma anche un exploit senza precedenti che, se tutti gli esprimenti programmati andranno a buon fine, ci consentirà di conoscere tutto del pianeta che gli scienziati ritengono il più adatto a ospitare forme di vita.
Ma, come abbiamo detto, i tempi sono cambiati. Nessuna rivista farà, come accadde allora, numeri speciali sull'evento che sono diventati pezzi da collezione, mentre tra pochi giorni le notizie che arriveranno da Curiosità occuperanno al massimo un taglio basso nelle pagine degli Esteri. C'è, è vero, twitter, ci sono migliaia di tv pubbliche e private, ma l'atmosfera di quei giorni del 1969 non c'è più.
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