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Il messaggio euroscettico era atteso, il messaggio euroscettico è arrivato, in Francia con la forza di un ciclone, in altri Paesi con minore intensità, e nel complesso dei 28 in modo singolarmente differenziato. Ma è interessante rilevare come le affermazioni più eclatanti siano venute dai quattro Paesi più grandi, Francia, Gran Bretagna, Italia e perfino Germania (dove Alternative fuer Deutschland, rimasta fuori in autunno dal Bundestag, dovrebbe mandare a Strasburgo dai sei ai sette deputati) e da alcuni dei Paesi più ricchi e meno colpiti dalla grande crisi, come Austria, Danimarca e Olanda.
Con l'eccezione della Grecia, dove i numerosi nemici dell'Unione europea si sono divisi tra estrema destra e estrema sinistra, non hanno invece presentato formazioni euroscettiche i Paesi finiti sull'orlo del fallimento e salvati dall'intervento dell'Unione: Portogallo e Irlanda. Altri partiti anti-Ue che erano dati in crescendo, come i «Veri finlandesi», hanno invece deluso le aspettative. Un dato interessante, prodotto anche dall'inusitata asprezza dello scontro, è che (...)
(...) per la prima volta in quarant'anni la partecipazione al voto aumenta, sia pure di un soffio (43,11% contro il 43% del 2009).
I risultati del voto pongono due interrogativi cruciali:
1)
Ma questa operazione, che pure risponderebbe alla logica, è più facile a dirsi che a farsi: finora, i rapporti tra i vari movimenti sono stati scarsi e superficiali, i vari leader quasi non si conoscono tra loro e sia tra le ideologie, sia tra i programmi, c'è spesso un abisso. L'unico elemento sicuramente unificante è la lotta all'immigrazione. Difficilmente - tanto per fare un esempio - l'Ukip britannico (il cui leader, Nigel Farage vanta un clamoroso successo) potrebbe convivere con il M5S, o il Front National «ripulito» da Marine con i paranazisti ungheresi, greci o slovacchi. Se anche, sotto l'impulso francese, un gruppo euroscettico si formerà, non riuscirà certamente a includere tutti. Comunque vada, non si può fare a meno di rilevare che la Francia, uno dei sei Paesi fondatori, si è messa per la terza volta all'avanguardia di chi vuole disfare la costruzione europea: nel 1954, bocciando la Comunità Europea di Difesa, cinque anni fa affossando con un referendum il progetto di Costituzione europea faticosamente assemblato sotto la guida del suo ex presidente Giscard, adesso dando una schiacciante maggioranza a un partito che considera l'Unione la causa di tutti i mali.
2)
Ma, con l'arrivo di tante forze nuove, il vecchio duopolio Ppe-Pse, che esercitava uno stretto controllo sull'Assemblea alternandosi perfino alla Presidenza, non potrà più funzionare come prima.
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