Le pompe funebri tartassate: "Non vediamo la tv col morto"

I tabaccai: "A noi chiedono il tributo persino per i monitor del Lotto". Viale Mazzini: "Norma tributaria, l'azienda non può derogare"

Le pompe funebri tartassate: "Non vediamo la tv col morto"

Disinvolti. E audaci. Già, disinvolti e audaci i signori della Rai. Vorrebbero che mentre si sta lì, con gli occhi gonfi di lacrime, a decidere i tempi e i modi della sepoltura di un proprio caro. Mentre si sfoglia, con una certa, comprensibile riluttanza, il catalogo delle bare per sceglierne foggia e colore, ci si prendesse una pausa. Tutti insieme, titolare dell'impresa di onoranze funebri, familiare contrito e, possibilmente, anche chi in quella bara ci dovrà comunque entrare. Sì, insomma, l'estinto o l'estinta. Ma, non una pausa di riflessione e di commozione, intendiamoci, bensì una pausa d'evasione. Perché tutti i summenzionati, secondo le aspettative dei signori della Rai, dovrebbero sul più bello, o meglio, scusate, sul più brutto, fermarsi e mettersi a vedere una elettrizzante fiction o un varietà. O un'accattivante sfida ai fornelli fra aspiranti cuochi, trasmessa rigorosamente in diretta televisiva. Guardare, magari grazie ad un possibile sintonizzatore nascosto agli occhi del Grande Tassatore, lo Stato, dentro un computer. Quindi persino nel computer che sta sul tavolo del particolare negozio in questione. Fantasie? Fanta- tassazione? Macché. Rigorosamente tutto vero.

Apriamo le virgolette e facciamo raccontare questa surreale vicenda al protagonista nonché «bersaglio» dei «tiratori scelti» di viale Mazzini. «Buongiorno, sono Mirco Torreggiani titolare dell'Agenzia di onoranze funebri Sant'Anna di Vimodrone in provincia di Milano. Vi scrivo questa e-mail per informarvi che nella mia agenzia sono ormai 3 (tre) anni che la Rai mi invia la richiesta di pagamento per il canone speciale e sto aspettando che arrivi anche questa volta (per ora siano arrivati ad un totale di cinque lettere ricevute). Ho fatto scrivere una lettera dal commercialista dove si specifica che, nel mio ufficio, il pc non ha il sintonizzatore e il televisore e la radio non ci sono per motivi di decoro e rispetto verso i dolenti. E loro cosa fanno? Ne inviano ancora una senza neanche degnarsi di darmi un minimo di spiegazione alla mia missiva. Che continuino pure ad inviare, così oltre a fare la figura di persone che non sanno amministrare un patrimonio che già gli versiamo (non capisco a che titolo, visto il nulla che propongono) ed ad andare in rosso con i conti, dovranno pagare, illusione, anche la cartoleria per la fornitura di carta e buste».

Dite la verità, se non avessimo ceduto la parola al signor Torreggiani che, sconcertato e anche discretamente indignato, guida il plotone dei lettori che anche ieri ci hanno scritto e telefonato per sostenere la nostra battaglia, non avreste creduto che la realtà superasse di gran lunga la fantasia. E la sfrontatezza. Attraversiamo idealmente l'Italia e da Vimodrone raggiungiamo Gonnoscodina in provincia di Oristano. Comune simpatico, quanto piccolo, 514 abitanti, che è invece il simbolo dell'abilità dei signori della Rai nello scovare anche il più remoto pc e quindi anche la più remota possibilità di recuperare denaro con il canone speciale. «Vi voglio segnalare - scrive Massimo Farris - che da tempo anche noi tabaccai siamo alle prese con il canone speciale Rai relativo al monitor per il 10 e lotto, che Lottomatica installa presso i nostri negozi. Tali monitor, seppur privi di sintonizzatore tv, obbligano, secondo la Rai, al pagamento del balzello, e anche del tributo dovuto alla Siae. Più di così!».

Da dare i numeri. Fossero almeno quelli del Lotto il signor Farris sarebbe sicuramente più sereno invece ogni volta che guarda il monitor nella sua tabaccheria vede solo, il cavallo in versione imbizzarrita, della Rai. E la Rai si è affrettata a tornare sull'argomento ricordando «che la materia del canone speciale è regolata da tassative norme tributarie alle quali nell'adempimento del suo compito di riscossione, non può in alcun modo derogare». E rintuzza anche Confartigianato: «Le lettere cui l'Associazione fa riferimento sono comunicazioni informative prive di connotati precettivi o intimativi, nelle quali si descrive con chiarezza il presupposto dell'obbligazione di pagamento.

In nessun passaggio della lettera Rai si dà per presupposta la detenzione di apparecchi tv, anzi si invita esplicitamente il destinatario ad effettuare il versamento soltanto qualora ricorra tale presupposto». E se non vi è chiaro telefonate pure al 199 etc etc, il numero indicato dalla Rai. È un numero a pagamento, tranquilli.

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