Le Province vanno abolite Ma le Regioni sono peggio

Troppe inchieste sulle ruberie, il centrodestra chiarisca o vincerà l’antipolitica. Ma le indagini su Penati?

La Regione Lazio
La Regione Lazio

Non si sa chi siano i ladri,ma i furti sono noti.L’ammini­strazione pubblica, a qualsiasi livello, è terra di con­quista per i grassatori. Ogni volta che si posa lo sguar­do su un ente, si scorge una (dieci, mille) irregolarità. La Regio­ne Lombardia è da tempo sospettata di porcherie. Gli indagati sono una decina. Possibile che siano tutti innocenti? Il dato si­gnificativo è che nessuno di loro ha mollato la poltrona: la spe­ranza di farla franca è l’ultima a morire.
Lo stesso governatore, in sella da decenni, è tormentato da in­chieste giornalistiche e non sol­tanto.
La Repubblica gliene ha det­te di ogni colore.
Gli pone doman­de imbarazzanti. Roberto Formi­goni, che vanta di essere al vertice della miglior sanità d’Italia, anzi d’Europa, viene attaccato proprio per vicende sanitarie; avrebbe «spinto»strutture private e,in cam­bio, ricevuto regali turistici: viaggi e vacanze milionarie. Un ciellino, mezzo prete e teoricamente vergi­ne, che commette peccati gravi al­lo scopo di­farsi finanziare settima­ne ludiche in barca, in puro stile di nababbo, aspirando forse a vivere come Flavio Briatore?
Difficile pensare che sia tutto ve­ro, ma altrettanto difficile scom­mettere che sia tutto falso. È un da­to che il Pirellone e nuove succur­sali pagate centinaia di milioni (i nostri) abbiano perso in rispetta­bilità. Il dubbio che gli inquilini, dal più in vista al più oscuro, siano leggermente o pesantemente compromessi col malaffare si con­solida
ogni dì. L’onestà non fa notizia,ma la di­sonestà non passa inosservata. La sensazione è che le Regioni rette dal centrodestra siano assediate. Lo meritano o no? È scontato che il centrosinistra sia pronto ad ap­propriarsene. Il problema è an­che politico, non solo di moralità. Fare chiarezza spetta alla magi­stratura: quando si pronuncerà sugli scandali? Che fine ha fatto l’indagine su Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Mila­no? Come mai non se ne parla più? Qual è la data dei processi?
Da alcuni giorni, anche la Regio­ne Lazio è sotto tiro. Il presidente della commissione Bilancio, Fran­co Fiorito, ex camerata, avrebbe speso un monte di quattrini per al­li­etare le proprie giornate funesta­te dallo stress.
Già, il lavoro del po­litico a tempo pieno è logorante. E chi desidera tirarsi su abbisogna di soldi. Pare che la norma sia la se­guente: ciascun consigliere prele­va dalla cassa le somme necessa­rie a soddisfare i propri piaceri, compensando così le frustrazioni derivanti dall’intensa attività isti­tuzionale.
A Roma si è scoperchiato un pentolone dentro il quale c’è ogni genere di schifezza. Denaro pub­blico usato per questioni private, favori resi e pretesi, un intreccio di interessi che definire legittimi comporta uno sforzo sovrauma­no.
La presidente, Renata Polveri­ni, pur non avendo intascato un centesimo, è stata coinvolta nelle polemiche. Le rimproverano d’aver tollerato quel maneggio di fondi regionali, quantomeno di non aver controllato cosa avvenis­se di losco nel suo Palazzo. La gen­te non sa come funzionano le Re­gioni, pensa che i governatori sia­no responsabili di tutto; ignora che il Consiglio è autonomo e si au­togestisce, esattamente come il Parlamento; non è informata che la Giunta agisce separatamente e non ha giurisdizione sui consiglie­ri, come il governo nazionale non ne ha sui deputati e lavoratori.
La Polverini ha un solo potere: quello di dimettersi se i partiti non impongono alle mele marce di an­darsi a gettare nella spazzatura. Immagino che la presidente que­sto dirà: o se ne vanno i ladri (pre­sunti) o me ne vado io. Angelino Alfano è avvisato: se egli non si muove subito con la ramazza, la Regione Lazio salterà per aria nel giro di una settimana. Senza con­tare che prima o poi la Procura fa­rà tintinnare le manette, e allora sarà una tragedia. Perché gli elet­tori hanno la misura colma e si vendicheranno rifiutandosi di vo­tare alle prossime consultazioni politiche oppure, peggio ancora,
attribuendo una valanga di suffra­gi ai campioni dell’antipolitica.
Ultimo appunto. Con la nascita delle Regioni, le Province doveva­no contestualmente essere chiu­se. Questi erano i patti. Invece i due enti si sono sovrapposti, e i co­sti più che raddoppiati. Tra l’altro le Regioni si sono rivelate centri di sperpero, quindi non inutili ma dannose; mentre le Province, in procinto di essere eliminate, sa­ranno
rimpiante.

Non c’è speranza nel Paese dei paradossi: l’amministrazione pubblica non serve il pubblico, pe­rò lo sfrutta. E i politici non si ravve­dono: puntano sempre e soltanto a vivere da ricchi alle spalle di chi diventa povero ogni mese di più.

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