Quei Papi «illuministi» che sposano Dio e Scienza

Quei Papi «illuministi»  che sposano Dio e Scienza

Siamo nell'anno della Fede - voluto da Benedetto XVI - e Papa Francesco ci invita a non abbandonare la speranza. E a essere ottimisti. La speranza e l'ottimismo cui si riferisce il Santo Padre hanno radici nella Sfera Trascendentale della nostra Esistenza. Queste radici sono in comunione perfetta con la speranza e l'ottimismo che vengono dalla Scienza. Senza memoria - diceva il più grande galileiano del XX secolo, Enrico Fermi - non potrebbero esistere né scienza né civiltà. Papa Francesco ci invita ad avere memoria e a non dimenticare che la grande alleanza tra fede e scienza è nata grazie al coraggio culturale del Beato Giovanni Paolo II. Fu lui a difendere la scienza quando la cultura dominante accusava noi scienziati di essere responsabili per il pianeta imbottito di bombe nucleari in grado di distruggere tutti i centri propulsori di vita nel mondo. In questo clima culturale di lotta alla scienza, Giovanni Paolo II ebbe il coraggio di dire: «L'uomo può perire per effetto della tecnica che egli stesso sviluppa, non delle verità che egli scopre mediante la ricerca scientifica». Tecnica vuol dire «uso della scienza» e qui entra in gioco il cuore dell'Uomo. Infatti: «Come al tempo delle lance, anche oggi nell'era dei missili, a uccidere, prima delle armi è il cuore dell'Uomo». Nell'età del ferro, notoriamente prescientifica, si costruivano tecniche buone e tecniche di morte. È la cultura dell'odio a costruire tecnologie di morte, non la scienza. Infatti: «Scienza e fede sono entrambe doni di Dio». Ed ecco la quarta frase: «La scienza ha radici nell'Immanente ma porta l'uomo verso il trascendente». Questa frase è incisa sul lucernaio della Basilica di Stato di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. Le prime tre frasi sono a Erice nell'Aula magna della Scuola Internazionale di Fisica subnucleare. Il messaggio della scienza è che non siamo figli del Caos ma di una logica rigorosa che regge il mondo: dall'universo subnucleare all'universo fatto di stelle e galassie. L'esistenza di questa logica esige l'esistenza di un Autore. Che per noi, scienziati credenti, è Dio. Ecco perché la scienza porta al trascendente. La scienza ha una sola colpa, quella di avere permesso a tanta gente di parlare a nome della scienza, senza mai intervenire. A metà del secolo scorso Enrico Fermi denunciò il pericolo che all'Hiroshima politica seguisse l'Hiroshima culturale: quando persone che non hanno mai fatto scienza ne parlano travisandone significati e valori. Queste persone sono riuscite a relegare la scienza nelle torri d'avorio. Ecco perché la cultura detta moderna non è al passo con le grandi conquiste della scienza. Siamo in piena Hiroshima culturale. Sintesi delle prove; la cultura detta moderna: 1) continua a confondere scienza e tecnica; 2) propaganda quella che è la più grave delle menzogne culturali «scienza e fede sono nemiche»; 3) continua ad attribuire a noi scienziati la responsabilità delle emergenze planetarie; responsabilità che sono invece della violenza politica (pianeta imbottito di bombe chimiche, batteriologiche e nucleari) e di quella economica (industrializzazione selvaggia); 4) si è fatta portavoce di idee (esempio: materialismo scientifico) che sono in totale contraddizione con le conquiste del pensiero scientifico; 5) non ha mai spiegato che siamo l'unica forma di materia vivente dotata di ragione; 6) ha sempre taciuto sulla distinzione galileiana dei tre livelli di credibilità scientifica. Questi 6 esempi di Hiroshima culturale potrebbero indurci al pessimismo. Papa Francesco ci dice però che non dobbiamo mai abbandonare l'ottimismo. Riflettere sulla Pasqua ci dà motivo per essere ottimisti. Questa è infatti la prima Pasqua in cui alla cultura cattolica è stato riconosciuto il privilegio di avere dato vita al calendario perfetto, grazie alla dimensione mistica del tempo che fissa la data della resurrezione di Cristo nella prima domenica dopo il plenilunio che segue l'equinozio di primavera. Sbagliare la data dell'equinozio di primavera vuol dire sbagliare la data in cui Cristo risorge. Ne abbiamo scritto su queste colonne il 20 marzo. Tutti i calendari di tutte le epoche e civiltà erano sempre stati elaborati avendo come obiettivo il sincronismo delle stagioni, il che corrisponde a centinaia di giorni; equinozio corrisponde invece a un solo giorno. Ecco perché il calendario gregoriano elaborato da Aloysius Lilius ha una precisione di sette centesimi di secondo al giorno. Nessun orologio sarebbe stato in grado di misurare una quantità di tempo così piccola.

Oggi tutti e sette i miliardi di abitanti della terra, indipendentemente dal loro credo religioso, incluso l'ateismo (atto di fede nel Nulla), usano il nostro calendario, nato dalla esigenza di non commettere errori sul giorno della resurrezione di Cristo.
*Presidente WFS (World Federation of Scientists), Beijing-Geneva-Moscow-New York

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