Se lui ama di più sua madre il matrimonio non è valido

Per il Tribunale ecclesiastico ligure il "mammismo" va considerato giusta causa di annullamento. E ora ringraziate vostra suocera...

Se lui ama di più sua madre il matrimonio non è valido

Voi che la avete cordialmente detestata per anni, che a ogni Natale in famiglia vi siete seduti agli antipodi del tavolo per non essere costretti neppure a passarle il sale, che piuttosto di affidarle i bambini li avreste nascosti nella cuccia del cane lupo della vicina, tipo Romolo e Remo, ora chiedetele scusa. Voi, mogli e mariti avvelenati, fate un regalo alla vostra suocera, perché potrebbe essere proprio lei a consentirvi di annullare quel vostro matrimonio sbagliato.

Il colpo di scena che trasforma il peggior nemico in prezioso alleato arriva dal diritto canonico. Nella sua relazione sui procedimenti di annullamento di matrimoni al Tribunale ecclesiastico ligure, monsignor Paolo Rigon ha citato il «mammismo» tra le piaghe - pardon, le cause - che consentono di chiedere la cancellazione delle nozze religiose. «Se per ogni scelta è necessaria l'approvazione del genitore, di fatto il genitore diventa psicologicamente il vero coniuge», spiega Rigon. Il quale si candida a uomo dell'anno di Time, o quantomeno ad angelo custode onorario di tutti quegli sposi che almeno una volta in vita loro sono sbottati in un liberatorio: «Ma io ho sposato te, non tua madre!». Voi generi che venite puntualmente demoliti per presunte assenze e gravissime mancanze (ebbene sì, anche le défaillance intime entrano nel conto) fino all'inevitabile «mia figlia meritava di più, glielo avevo detto che stava sposando un fallito». Voi nuore che a ogni pranzo siete stroncate senza pietà da una reincarnazione con la permanente dei giudici di Masterchef che per di più va in cerca di qualsiasi traccia di sporco col solo fine di accumulare prove della vostra inettitudine domestica. Voi, generi e nuore vessati e maltrattati, ora avete in monsignor Rigon il vostro vendicatore. Perché basta testimoniare quante volte la suocera ha messo il becco nei vostri affari per poter ottenere l'annullamento del matrimonio alla Sacra Rota. E una volta cancellate le nozze religiose, addio pure agli obblighi civili annessi. Alimenti compresi.
Fuor di scherzo, la decisione è seria. Il «mammismo», ovvero la dipendenza di un coniuge dal genitore, è equiparata alle «cause di natura psichica» che - insieme all'impotenza (coeundi e generandi), alle minacce, all'errore, al crimine e ad altri «impedimenti dirimenti» di manzoniana memoria - consentono l'annullamento. Il fatto è che - stando al canone 1095 del diritto canonico - questa «natura psichica» è abbastanza aleatoria. Va dal transessualismo alla tossicodipendenza passando dal narcisismo alla negligenza strafottente o, appunto, al neonato «mammismo». Morale: una moglie che scopra dopo il matrimonio che il marito è un menefreghista egoista che chiede a sua madre pure di che colore comprare le calze può chiedere l'annullamento del matrimonio esattamente come un marito al quale la moglie aveva nascosto di essere un viado oppiomane.
Va da sé che sono esagerazioni, che nella realtà dei fatti il diritto canonico con i suoi tre gradi di giudizio non è una barzelletta e ha un funzionamento lungo (5-6 anni ogni causa, in media) e serio, ma il dubbio che tra le pieghe della «natura psichica» si nascondano gli alibi per annullare un po' troppo facilmente i matrimoni appellandosi a semplici difetti, c'è. D'altronde Benedetto XVI, di fronte al moltiplicarsi dei procedimenti fino a tremila l'anno, aveva chiesto maggiore severità ai Tribunali ecclesiastici. Inserire la suocera che pontifica sui compiti di matematica dei bambini tra le giuste cause di cancellazione, però, non sembra andare in tale direzione. Così come non sembra esserlo l'avere ridotto le tariffe delle cause rotali al fine di renderle più accessibili. Perché essere mammoni a livello patologico è sicuramente motivo sufficiente per chiedere un divorzio, ma il diritto canonico dovrebbe essere altro dal semplice buonsenso laico. Il quale, per inciso, giudica motivo valido per la separazione anche il semplice venir meno dell'amore. Il matrimonio religioso, per i credenti, è un sacramento inviolabile e indissolubile, e non dovrebbe essere una dipendenza dalla mamma non ammessa per tempo a poterlo annullare.

A meno che non si voglia far cadere ogni ipocrisia (dai Kennedy ai Savoia la storia è piena di annullamenti ricchissimi ma quantomeno dubbi) e cambiare definitivamente la formula del sacerdote in «finché Rota non vi separi». In nome del Padre, del Figlio e della suocera.

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