Silvio accelera su Forza Italia: è ora di decidere con chi stare

Berlusconi anticipa il consiglio nazionale al 16 novembre: vuole arrivare al voto sulla decadenza con una leadership forte. L'idea dell'appoggio esterno al governo

Silvio accelera su Forza Italia: è ora di decidere con chi stare

Alla fine neanche il pressing di Gianni Letta è riuscito nell'impresa di convincere il Cavaliere. Uno che notoriamente pondera accuratamente ogni decisione, al punto di restare nel guado anche per giorni interi ascoltando l'una e l'altra campana e rimuginandoci su. Così - seppure dopo un lungo incontro a Palazzo Grazioli con Denis Verdini, Raffaele Fitto, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli – il fatto che Silvio Berlusconi abbia infine deciso di firmare la convocazione del Consiglio nazionale del Pdl è notizia che fa rumore. Non solo perché sarà quello il momento della resa dei conti interna al partito tra governativi e lealisti, ma pure perché l'ex premier decide di anticipare al 16 novembre quello che nei fatti è una sorta di congresso (i delegati sono oltre 830).

Una scelta che ha un significato politico chiaro: cambiare il timing secondo cui dopo il voto sulla legge di Stabilità e quello sulla decadenza del Cavaliere si sarebbe infine arrivati al redde rationem nel Pdl tra l'ala dei cosiddetti ministeriali e il resto del partito. Perché – è il ragionamento su cui alla fine ha concordato Berlusconi – quando il Senato si pronuncerà sulla sua decadenza da senatore il Cavaliere vuole essere «nel pieno dei suoi poteri». Deve essere chiaro, insomma, che «buttano fuori dal Parlamento il leader non solo di Forza Italia ma anche del centrodestra». Una leadership che avrà dietro almeno 650 degli oltre 800 delegati (tanti – secondo i lealisti – sarebbero quelli che hanno già sottoscritto il documento approvato nell'Ufficio di presidenza del 25 ottobre).

Ecco perché Berlusconi alla fine si è convinto ad anticipare il Consiglio nazionale inizialmente previsto per l'8 dicembre. Per presentarsi in Senato quando il Pd voterà la sua decadenza forte di una nuova investitura. E per far sì che la conta interna avvenga prima, già il 16 novembre quando alle dieci di mattina i delegati si riuniranno al Palazzo dei Congressi dell'Eur con il seguente ordine del giorno: «Relazione del presidente» e a seguire «adempimenti conseguenti l'Ufficio di presidenza del 25 ottobre». Traduzione: immediato ritorno a Forza Italia con azzeramento degli incarichi e pieni poteri a Silvio Berlusconi (che ridistribuirà in seguito le deleghe). Ma con un voto anche su una questione che resta comunque centrale: l'incompatibilità tra il voto sulla decadenza del Cavaliere e la permanenza nella maggioranza insieme ai «carnefici» del Pd. Perché – ripete chiaro l'ex premier - «il fatto che loro escludano il leader del partito alleato dal Parlamento non è conciliabile con un'alleanza di governo». Il che non significa necessariamente mettere in crisi l'esecutivo, visto che la strada a cui Berlusconi guarda è quella dell'appoggio esterno. Per senso di responsabilità – è il senso dei suoi ragionamenti – non staccheremo la spina e ci limiteremo a decidere di volta in volta come comportarci.

Uno scenario, questo, la cui conseguenza diretta è una sorta di aut aut di fatto ad Angelino Alfano - oggi è in un programma un faccia a faccia tra i due - e a tutti i ministri del Pdl. Perché, confida in privato il Cavaliere, «è arrivato il momento di decidere da che parte stare» anche se il rischio di una spaccatura è ben più che concreto. Le due anime del Pdl sono infatti ai ferri corti e difficilmente sarà possibile trovare una mediazione. Non è un caso che allo stato i governativi siano intenzionati a disertare il Consiglio nazionale, sancendo di fatto una loro esclusione dal partito.

Non è un caso neanche che ieri Berlusconi non lesinasse critiche per il mancato rinvio in Senato del voto sulla decadenza e per la scelta di Alfano di riunire i suoi parlamentari martedì sera, una mossa «da capo corrente» e «non certo da segretario». Ecco perché la decisione di convocare il Consiglio nazionale ha preferito comunicargliela a cosa già fatte.

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