Tempo scaduto per Saviano Il pubblico ora cambia canale

L'amico Fazio gli dedica due puntate di Che tempo che fa. Ma il mega spot è un fallimento: lo share del programma precipita. I temi di mister Gomorra non sono attuali

Lo scrittore Roberto Saviano ospite di Fabio Fazio
Lo scrittore Roberto Saviano ospite di Fabio Fazio

S tavo per cambiare canale anch'io, l'altra sera, quando, al termine della lettura dell'incipit di ZeroZeroZero, il nuovo libro di Roberto Saviano sul «mondo visto attraverso l'industria della cocaina» pubblicato da Mondadori, ha ripreso la parola lui stesso. Fabio Fazio aveva deciso di regalargli l'ultimo appuntamento dell'anno di Che tempo che fa del lunedì per una promozione in grande stile.

Era un'operazione preparata fin dal giorno prima, ospite sempre lui, con un promettente ci rivediamo domani per approfondire. Fazio glielo doveva. Un lancio editoriale non si nega a nessuno, del giro giusto. Figurarsi a chi appartiene al cerchio magico dei maîtres à penser dei ceti medi riflessivi, ben assortito nel programma di Raitre. Per di più la coppia ex campionessa d'ascolti si era divaricata da un po', e l'uscita della nuova opera savianesca a sette anni di distanza da Gomorra appariva come l'occasione giusta per la ricongiunzione. Così, dopo un preambolo con i Marta sui tubi e Luca e Paolo, ecco Saviano guadagnare il centro della scena e tentare una complicata contestualizzazione del suo lavoro nel momento di vuoto che stiamo attraversando. «Mi chiedo: in questa assenza dove sta andando il denaro liquido delle organizzazioni criminali? Chi sta approfittando delle case messe all'asta e delle fabbriche che chiudono? Loro». Qualcuno dice che bisogna fare presto. Ciò che invece dice Saviano è che «ogni giorno perso è regalato alle organizzazioni criminali». Come se non bastassero i licenziamenti, i suicidi o l'impossibilità di pagare il mutuo, c'è un motivo secondario per contrastare la crisi: lo strapotere della criminalità organizzata. Per Saviano sull'intero pianeta giganteggia l'ombra nera del narcotraffico, «l'azienda più grande e potente del mondo, più del petrolio o della tecnologia».

Paradossalmente, l'altra sera l'unico diversivo è stata la lettura di Servillo. Sniffano coca tuo padre o tua madre. Se non loro, tuo fratello o tuo figlio. Oppure il tuo capufficio; se non lui, sua moglie o la sua amante. Il preside della tua scuola, oppure il bidello. L'elettricista che ti sta cambiando la presa, o il parcheggiatore sempre allegro, l'architetto, il vigile che ti sta facendo la multa e suda in pieno inverno... (insomma, nessuno escluso, tranne, che caso, il giro della tv e del cinema). «Se pensandoci bene ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, semplicemente, la persona che ne fa uso sei tu». Insomma, è il racconto di una magnifica ossessione. Una suggestione anche potente, con una sua propria estetica. Purtroppo, quando si passa dall'estetica all'etica la tensione scende. E c'è quasi un rifiuto, una fuga. Stavo per cambiare canale anch'io come molti altri se con il 6,7 per cento (2 milioni 54 mila telespettatori) Che tempo che fa del lunedì ha fatto registrare il record negativo dell'annata. C'è da riflettere. Un po' come lo sono la magistratura e le inchieste giudiziarie per Travaglio che ci trascina a parlare di Pietro Grasso e di Commissione antimafia fuori tempo massimo, la criminalità organizzata e i narcos sono la magnifica ossessione di Saviano.

Però, di planetaria abbiamo già la crisi economica: non possiamo reggere anche la lotta al crimine globale. Si sa, per un certo periodo le magnifiche ossessioni funzionano alla grande. E possono anche far arricchire, moralmente e non solo. Ma poi il tempo scade. Ed è un bel paradosso per Che tempo che fa.

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