Il tiggì indigeno fa il pieno: lo scoop piace in dialetto

Il tiggì indigeno fa il pieno: lo scoop piace in dialetto

A voler essere cattivi si può dire che sono tiggì che stanno al giornalismo come Cetto La Qualunque sta alla politica; a voler essere buoni, invece, si può sostenere che quei notiziari rappresentano delle prove tecniche di federalismo catodico.
La verità, ovviamente, sta nel mezzo: l’idea è ottima (proporre un tg local fuori dagli schemi paludati dell’informazione nazional o global), ma la realizzazione lascia a desiderare (le news dialettali sono a volte troppo caserecci e i conduttori che le leggono risultano spesso macchiettistici). Nonostante ciò, i telespettatori mostrano di gradire (gli ascolti sono in continua ascesa), anche se molti reclamano più qualità.
Quanto a popolarità, gli anchorman con «l’accento incorporato in bocca» non hanno nulla da invidiare - almeno sul proprio territorio - a Chicco Mentana o Emilio Fede: anche loro vengono infatti riconosciuti per strada, firmano autografi e sono ricercatissimi nei salotti-bene; salotti che, ovviamente, non si trovano a Roma o Milano, ma più modestamente a Massa Carrara, Taranto, Bergamo, Torre del Greco, Caltanissetta e via provinciando.
L’ultimo telegionale in slang giunto nell’etere regionale arriva dalla Sicilia e si chiama Stupor Mundi: a condurlo non è un discendente dell’imperatore Federico II di Svevia (passato alla storia, appunto, con l’appellativo di Stupor Mundi) ma il simpatico Tony Troja che, immancabilmente, saluta il suo pubblico con un cortese «Binidica a tutti» (Salve a tutti). Precisando subito dopo, con impeccabile dizione, che «La redazziuni havi lu piaciri di prisintàrivi lu tiggì ’n lingua siciliana pi li siciliani di la Sicilia e di tuttu lu munnu...». Quando si dice la globalizzazione. Ma guai a bollare le sicul-news di Stupor Mundi come notizie che si rifanno volgarmente alle «parlate locali»; i responsabili dell’emittente tengono infatti a precisare che il loro riferimento linguistico è quello «letterario di Veneziano, Meli, Martoglio, Pirandello e vari poeti-scrittori contemporanei»: insomma, un tg che potrebbe benissimo essere apprezzato anche da Andrea Camilleri e dal suo commissario Montalbano.
Decisamente più sfocata invece l’allure intellettuale che promana dal tiggì lumbard di Tg Nord Nazione su TelePadiana, dalla cui costola bergamasca è nato il notiziario declamato in studio dal mezzobusto Daniele Belotti (assessore regionale del Carroccio in Lombardia): quando Sergio Saviane coniò il termine «mezzobusto» non conosceva Belotti, ma oggi il compianto scrittore di Castelfranco Veneto sarebbe certamente orgoglioso di lui (di lui, Belotti, intendiamo).
Il suo saluto stardard è «Buna serada a tòc» e poi giù con la scaletta in bergamasco doc, anzi tòc, dove le uniche parole in italiano risultano «Lega» e «Umberto Bossi». La scenografia che fa da cornice all’anchorman (termine intraducibile in bergamasco) Belotti è molto spartano e ricorda un po’ lo studio di Striscia la Berisha, il tg satirico «albanese» inventato da Antonio Ricci.
Pochi soldi (ma tanta genuina passione) anche nello studio tappezzato di quotidianii del Telegionale Massese, con la giornalista Giuditta Mazzi che a ogni edizione, in nome di un sano pluralismo, assicura premurosa: «A te la diche me com’a lè» (Te lo dico io come stanno le cose).
In stile «neomelodico» è invece il ruspante rotocalco napoletano A’ nutizia su Teleakery dove il conduttore - annunciando il suicidio di uno studente - mima anche il gesto dell’impiccagione.


E che dire poi del «mitico» Emanuele Mastrocinque del pugliese TgNuèstre? Nel caso di Mastrocinque va fatta però una precisazione: lui non è un reporter ma un attore teatrale che per TgNuèstre trasforma i servizi giornalistici in veri sketch cabarettistici; con la differenza che Mastrocinque lo fa alla luce del sole, mentre qualche nostro collega lo fa invece inconsapevolemnte.
In entrambi i casi, la sostanza non cambia: si ride di gusto (anche se, nel secondo caso, un po’ amaramente).

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