Roma - Né falco, né colomba, ma «pitonessa», come si definisce lei stessa prendendo a prestito un'immagine de Il Foglio, Daniela Santanchè sa bene che domani il governo Letta potrebbe subire un forte scossone con il voto per il nuovo vicepresidente della Camera. Ma non vuole essere lei a sottolineare i rischi legati alla sua candidatura, al posto del ministro Maurizio Lupi.
«Io - assicura la deputata del Pdl - sono serena e tranquilla. È vero, sono combattiva, ma sulle cose importanti e questa non è la battaglia della mia vita». In un quadro di grande fibrillazione, in cui Silvio Berlusconi sarebbe pressato dai falchi Pdl per andare al voto in autunno, l'appuntamento di domani può essere un passaggio-chiave. E l'indicazione della Santanchè per lo scranno numero due di Montecitorio, ha già provocato forti polemiche.
Lei mette bene in chiaro che non può essere presentata come candidata del suo solo partito. «Questo - precisa - è un governo di coalizione o no? Io a quello sono rimasta». E quindi nel voto alla Camera non si dovrebbero temere «franchi tiratori». «Mi stupirei - dice - se qualcuno pensasse di piazzare trappole. Se poi non mi voteranno, pazienza. Sarà un problema politico, non di Daniela Santanchè».
Il messaggio è chiaro e indirizzato all'alleato Pd, ma anche al Pdl che si sta rifondando in Fi. Le spaccature non mancano nell'uno e nell'altro campo e tutte mettono a grave rischio la tenuta dell'esecutivo delle larghe intese. Ma dopo le aspre battute con Alfano, la fedelissima del Cavaliere smorza le tensioni interne al Pdl: «Nel partito non ci sono divergenze, solo differenze di ruoli: Alfano e i ministri fanno molto bene a sottolineare quel che di buono compie il governo, noi nel partito vogliamo più azione di governo».
Quelle nel Pd, le sottolineano le dichiarazioni anti-Santanchè di due esponenti come Francesco Laforgia e il grande scettico delle larghe intese Pippo Civati. Che scrive in un tweet: «La Santanchè si presenta oggi come candidata del Pd e del Pdl alla vicepresidenza della Camera. Fa piacere apprenderlo dai giornali, dopo l'ampia e approfondita discussione, che non c'è stata». Poi avverte: «Ricordate: se non votiamo la Santanchè potrebbecadereilgoverno. Ogni settimana ha la sua croce».
Il deputato Laforgia, tra i firmatari del Documento dei non allineati, lamenta che nel gruppo Pd non si è «mai» parlato della candidatura della Santanchè. «Immagino - dice - sia frutto della fantasia dei giornali. Attendiamo con ansia di capire anche quale sarà il nome proposto dal Pd. In ogni caso sono sicuro che sarà scelto sulla base del merito e non dell'appartenenza a correnti».
Se nel Pd prevale questa linea Civati-Laforgia, avverte subito dal Pdl Stefania Prestigiacomo, il governo rischia seriamente. L'invito al partito è di gestire le fibrillazioni interne e di non essere favorevole alle larghe intese solo quando c'è un vantaggio di parte.
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