Lultima produzione di Serafino Maiorano si occupa di luoghi-simbolo, interni di preferenza, di una Roma attuale resa in estrema e visionaria sintesi: lAra Pacis con la «scatola» nuova di Richard Meier, il crocevia della stazione Termini, la Galleria Alberto Sordi che consacra Piazza Colonna a raffinato nodo delle vie dello shopping, lAuditorium con le sue cupole, tutti nati recentemente o appena vestiti a festa, tutti attraversati da flussi umani ampi e veloci. Maiorano usa limmagine fotografica di questi luoghi come materia grezza, come fosse tela o tavola da manipolare con la preparazione, la stesura del colore, la verniciatura. Sulla foto lavora con lausilio del computer, modificando la dimensione di alcune parti, scambiando come in un gioco di specchi il sotto e il sopra, moltiplicando elementi verticali dellarchitettura reale dopo averli trasformati in lame di luce. Poi aggiunge sagome di animali come la lupa o laquila attorno allAra Pacis, fantasmi dellimpero ancora senza pace. Lintervento successivo è manuale: col pennello lartista segue alcuni profili, traiettorie di percorsi, particolari architettonici o decorativi, accendendoli con tratti guizzanti di giallo, rosso, azzurro acceso. Invece i tocchi di bianco li dà spesso sul bianco delle zone di luce diffusa, di assenza di materia o di materia continua e compatta come muro; occorre guardare da vicino per scoprire la natura pittorica delle opere, allontanarsi per coglierne lessenza. Un errore percettivo è indotto di continuo: le pareti attraversate dalla luce perdono la loro consistenza e diventano vuoti. Persino gli scaffali di un negozio di scarpe si travestono da elementi cromatico-luminosi che tessono una composizione astratta.
In effetti nonostante la presenza costante di unarchitettura, una scultura, una decorazione urbana perentorie per forza espressiva e luso di un mezzo di vocazione documentaria, larte di Serafino Maiorano è astratta: il suo è un astrattismo geometrico, lo si vede nelle opere - le più riuscite - in cui lo spazio appare diviso da una griglia rigorosa di linee di luce in grandi campi cromaticamente in opposizione, nei quali la figura umana è usata come ombra mobile che vibra mediamente, tra le scintille di colore aggiunto e lampio respiro delle «campiture» in bianco e nero.Maiorano. Pace Velata. Fino al 9 maggio, Galleria Il Traghetto, viale Regina Margherita 158. Mart.-sab. 15-19. Tel 06-64780772. Ingresso libero.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.