«Io, genoano da una vita, così fiero di essere d’oriano»

«Io, genoano da una vita, così fiero di essere d’oriano»

Le sarei grato ove potesse trasferire questa mia mail al redattore di Genova, che il giorno 18 marzo ha fatto uno scritto dal titolo: «I miei anni ruggenti nella scuola che sfornò grandi menti». Il D'Oria. Io, infatti non trovo il modo di farlo direttamente. anch'io di essere un «D’Oriano», anche se genoano da sempre!
Ho fatto la maturità nel 1951, sezione B... ed ho continuato per decine d'anni a fare sogni riconducibili a questo evento!
Mi ha dato molta emozione il ricordo dei professori citati per nome, che sono stati, tutti, anche i miei insegnanti; e dei molti compagni di studi richiamati dal redattore.
Ricordo in particolare il prof. Puppo, che diceva a noi ragazzi: «Dieci si da a Dio; nove posso darlo al massimo a me, come esperto della materia o ad altri di simile curriculum; per voi il voto massimo è l'otto». E quando scrissi in un tema che osservavo un grande rischio di manipolazione delle coscienze da parte di una politica già allora malata, ben individuabile all' interno dell'arco dei partiti del tempo, mi gratificò di un sette e mezzo. Il cui ricordo ritorna spesso, di questi tempi. Non dimentico i sacrifici fatti dai miei genitori per darmi la possibilità di studiare al D'Oria, con l'obiettivo di farmi ottenere una preparazione di buon livello, utile per affrontare al meglio le sfide della vita. Desidero testimoniare loro, ancora oggi, la mia gratitudine.
Aggiungo qualche informazione su di me. Sono ingegnere, classe 1932. Ho lavorato e sono cresciuto professionalmente nel mondo dei fornitori delle Ferrovie dello Stato. Sono orgoglioso di aver ricoperto l'incarico di «Project Engineer» del Consorzio Trevi-Treno Veloce Italiano (costituito dalle società: Ansaldo-Breda, Fiat Ferroviaria, ABB, Firema), per guidare il progetto dell'ETR 500, il treno alta velocità italiano, iniziando dalla fondamentale impostazione del primo prototipo costituito di 1 motrice più 1 rimorchiata, giù giù fino alla produzione di serie del primo lotto di 30 treni.
Furono dieci anni intensi costellati di mille difficoltà, conclusi al momento del mio pensionamento, nel 1997.
Ho prodotto molte memorie su questo tema. In esse ricorreva un motivo dominante: si sta creando un nuovo, moderno mezzo per viaggiare, capace di rivitalizzare la ferrovia, renderla competitiva ed economicamente profittevole per il gestore del servizio e per la comunità dei cittadini. Ma il mondo circostante non ci dava ascolto e sostegno.


Soltanto molto dopo il mio pensionamento ho avuto la soddisfazione di sentir dire dal vertice FS che l'Alta Velocità è l'unico servizio che produce utili per l'esercente. E addirittura che anche i pendolari lo debbono rispettare e ringraziare in quanto quegli utili servono a coprire parzialmente il deficit che il servizio dei pendolari produce.

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