«L’allenatore del Pdl deve stare sul campo»

In quattro hanno deciso chiusi in una stanza

«L’allenatore del Pdl deve stare sul campo»

Presidente Guido Podestà, perché si è candidato?
«Una scelta di responsabilità. E se posso anche di generosità. Sicuramente di onestà intellettuale, in un momento difficile per il partito e per la politica».
Ha una cura per il Pdl?
«I partiti devono avere atteggiamenti coerenti e ineccepibili. E ascoltare di più il territorio. Nella concretezza e non solo a parole».
Perché la politica è in crisi?
«Bisogna che in tanti scendano dai seggi più alti e si mettano a disposizione di partito e territorio».
L’italiano mugugna.
«Oggi impera l’antipolitica, ma i partiti in democrazia sono gli unici che difendono gli interessi di tutti contro le lobby».
I congressi serviranno?
«Spero ci siano idee e non solo la corsa al seggio per esprimere un voto organizzato».
Lei ha chiesto regole certe.
«Si era parlato di due giornate, una di dibattito e una di voto. Si è ridotto tutto a una, non è giusto. Si era detto di tre seggi sparsi nella provincia, invece di uno che avvantaggerà qualcuno».
Lei ha fatto una campagna mediatica, con i video su Youtube e addirittura il patto con i milanesi alla Berlusconi.
«In politica ci vuole un po’ di ironia. Ma non si equivochi, il mio era semplicemente un omaggio alla nostra radice».
A Berlusconi?
«Lavoro con lui da 37 anni. Non dobbiamo abbandonare il suo straordinario coraggio di non accettare quello che succedeva nel ’93. E correggiamo i nostri errori».
Nel suo manifesto in otto punti, lei chiede le primarie.
«A Frosinone sono state un successo. Facciamole per incarichi di partito a candidati sindaco in comuni superiori a 15mila abitanti».
A destra e a sinistra aumentano i casi di guai con la giustizia. Il Pdl deve fare di più?
«Più controllo. E un codice morale da sottoscrivere per tutti».
Manca poco alle elezioni amministrative.
«Chiedo un tavolo per i 25 comuni che andranno al voto e dipartimenti per aiutare gli amministratori. E poi una scuola di partito».
Presidente di Provincia e coordinatore, non è troppo potere?
«Non è questione di potere. È mettere a disposizione un’esperienza. Poi un partito si governa nella collegialità».
Ma comanda sempre uno.
«Uno può avere un ruolo da allenatore, ma in campo ci va la squadra. E l’allenatore è giusto lo faccia chi ha più esperienza e che come centravanti sarebbe inutile».
Lei è un candidato forte, ma con l’ex an Sandro Sisler c’è un’alleanza di più correnti.
«Due modelli diversi. Lì in quattro o cinque si sono chiusi in una stanza e hanno deciso tutto. Qui ci si è offerti alla scelta dei militanti. Ogni voto va bene, l’importante è non doversene poi pentire».
Sisler ha detto che se vincerà, le chiederà di collaborare.


«Chi sta in un partito non può sottrarsi alla collaborazione».
Ma l’allenatore del Pdl vuol farlo lei.
«Se l’allenatore Allegri si scambiasse con Ibrahimovic, il Milan non avrebbe visone di gioco, né capacità di attacco. Una tragedia».

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