Dicono che alla fine abbia vinto lei, Sonsoles, la moglie di Zapatero. Due candidature sono più che sufficienti, aveva detto fin dallinizio al marito. Ieri Zapatero ha rispettato quella vecchia promessa e ha annunciato che non si candiderà più: «Sarà meglio anche per la mia famiglia». Sette anni dopo la Spagna chiude con lo zapaterismo, con il cammino progressista, con luomo delle riforme. I nemici stanno dallaltra parte a srotolare sondaggi. I numeri - dicono loro - parlano chiaro. Zapatero è spacciato. Non ha i numeri per continuare, lo dimostrano le previsioni sulle elezioni regionali e municipali del 22 maggio. E per il partito socialista sarà una debacle praticamente certa. Zapatero chiude così, con un discorso breve e un annuncio senza ripensamenti, se ne va con il più basso livello di apprezzamento nel dopo Franco. Peggio di Aznar in piena guierra in Irak. Si ritira, colpa della crisi economica. Il 2008 è linizio della fine. Leconomia si arresta, la Spagna non è più il Paese del miracolo. La crescita si ferma. Peggio: è recessione. Sfuma il sorpasso con lItalia. Nel 2010 la situazione non era ancora migliorata, la crescita è negativa e la disoccupazione continua a crescere. Supera il 20 per cento. È il livello più alto tra i paesi industrializzati. La Spagna è un Paese che rischia il tracollo. LEuropa ha paura, gli oppositori gridano allincapacità evidente del governo. Piovono critiche feroci. «I diritti per i gay e laborto per le minorenni sono argomenti che Zapatero utilizza per distrarre la Spagna dai problemi veri», dice Aznar. «Leconomia sta affondando e il governo non sta facendo nulla». Zapatero prima nega - la sua peggiore colpa dicono ora i suoi. Poi prende tempo. Zapatero va a fondo. Lui, che nel 2004 era stato eletto a sorpresa, allindomani dellattentato di Madrid, perde consensi. Allepoca la carta vincente era stata la promessa di ritirare subito le truppe dallIrak.
Poi, schiacciato dalle critiche, cambia rotta. Le sue battaglie progressiste e laiciste si interrompono. Zapatero inizia a fare tagli alla spesa. Scelte impopolari che oggi paga con gradimenti bassissimi. E le parole di ieri durante il suo discorso di addio suonano come una sorta di giustificazione tardiva. «Abbiamo potuto commettere errori - ha detto ieri il premier - ma non ci siamo mai nascosti. Abbiamo cercato di mantenere le politiche sociali nonostante la durezza di questa crisi». Erano mesi che i baroni del partito chiedevano al premier di lasciare. Studiavano i sondaggi e la paura di un effetto Zapatero sulle amministrative era troppo forte. Oggi che lui se ne va resta un futuro incerto per il partito. Si fanno i primi nomi e sono in molti a scommettere sul ministro degli Interni, Alfredo Perez Rubalcaba. Il vicepremier piace molto agli spagnoli e allestero. In questi anni si è guadagnato la fiducia dei connazionali con lo smantellamento dellEta, gli Stati Uniti lo hanno definito il ministro più intelligente. La lotta è con Carme Chacon, la ministra della difesa, candidata preferita della base del partito, vera delfina di Zapatero. Era lei che con il suo pancione era volata in Afghanistan e le sue foto avevano fatto il giro del mondo. Eppure Carme non convince tutti. Gli anziani del partito non la reputano abbastanza esperta, troppo giovane. I socialisti avranno un anno per decidere il successore di Zapatero. Intanto lappuntamento è fissato per il 28 maggio quando ci sarà una riunione il calendario delle primarie per scegliere il successore. Ieri in piazza è scesa lopposizione spagnola del Partito popolare.
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