L’Inter ottiene quello che vuole: passare il turno

da Milano
Los argentinos Inter hanno portato l’Inter al di là del fiume rosso della paura. Tre gol di Cruz allo Spartak, uno di Crespo allo Sporting Lisbona e la qualificazione, che sembrava involarsi, è stata riconquistata ed ora la gente di Mancini andrà a Monaco per giocarsi il primo posto del girone: ghiribizzi del pallone. Ancora Crespo, ancora il puntero che non ti abbandona mai. Ancora lui come nell’anno in cui l’Inter fece strada in Champions, salvo perdere i suoi gol sul più bello. Ottava vittoria consecutiva dei nerazzurri, come ai bei tempi di Simoni. Partita un po’ leggerina, quasi mai drammatica, ma certo un po’ sonnolenta.
Il gol di Crespo ha riscaldato i cuori interisti che già cominciavano a soffrire di quel freddo che penetra nelle ossa e non solo per ragioni climatiche. Mezzora di partita e d’orologio sono state lunghe e deludenti per gente che chiamava e chiedeva la vittoria. Figuratevi per quelli che erano in campo. L’Inter non era certo quella mollacciona di Lisbona e neppure quella ingolfata del match con la Reggina. Però gioco e conti non sono quadrati finché Crespo non ha cacciato in rete la palla per la seconda volta nella sua partita. La prima volta c’era finita appena dopo un minuto e 29 secondi: uno squarcio d’azzurro in un clima di preoccupata attesa. Bellissimo il servizio di Ibrahimovic, altrettanto folgorante la girata del puntero argentino se non ci fossero stati Dacourt e Stankovic in fuorigioco. Un lampo di ottimismo che poi non è stato sorretto da altro, che non fosse un giocare spigoloso e poco armonico. Inter alla costante ricerca del contropiede e delle azioni in velocità. Grosso (dieci minuti eppoi è tornato fantasma per un’ora) e Maicon sulle fasce indaffarati a dar fastidio, ma poco altro. Gran pestoni, quelli sì. Materazzi ha messo fuori uso Caneiro prendendo il suo piede per un tappetino, poi spinte, spintarelle, interventi per nulla da gentleman si sono sprecati.
Lo Sporting ha lavorato bene a centrocampo, tentando di spegnere le micce nerazzurre e di sorprendere la difesa con i guizzi delle sue zanzare. Ma il più pericoloso è stato un terzino: Tonel, che poco prima del gol di Crespo, ha girato palla, mettendo a tutti un certo tremor di cuore. Sarà un caso, sarà lo stellone, dopo un minuto l’Inter ha pescato l’azione da manuale del matador: lancio preciso di Stankovic a pescare Crespo in aggiramento di tre difensori e pronto a scaricare il destro in gol, primo della stagione in Champions.
Poi la partita si è scaldata un po’, ha preso corpo per una decina di minuti, colpi di spillo nelle due aree, portieri ad occhi ben aperti. L’Inter ha chiesto qualcosa in più a Ibrahimovic, scaduto per tutto il primo tempo a bieco routinier. I guerrieri della notte, anzi di tutte le partite, non sono mancati mai (Dacourt, Stankovic, Zanetti), molto più pavide le prime donne o supposte tali. Insomma non si può dire sia stata una bella partita, soltanto un match in cui l’incompiuta l’ha fatta da padrona.
Dopo 23 minuti della ripresa, l’Inter ha provato a chiedere un rigore per uno strattonamento di Tonel ai danni di Maicon: roba dappoco. Molto più convincente un contropiede condotto da Zanetti e rifinito da un cross rasoterra di Grosso che Crespo non è riuscito a chiudere in rete: una delle più belle azioni della partita.

Un colpo di testa di Alecsandro è stato l’ultimo timor panico per l’Inter, prima che Crespo e Ibrahimovic provassero a rendere più concreto il risultato. Niente. E per un Cambiasso tornato al gioco, peccato l’unica stonatura: quel Dacourt sofferente e zoppo che ha lasciato la compagnia. Chissà fino a quando?

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