L’Opera Giocosa si affaccia sulla scena internazionale

«Tutti in maschera» di Pedrotti inaugurerà un teatro in Irlanda

Barbara Catellani

Anno 2006, anno di ricorrenze e celebrazioni del mondo musicale, quelle più in vista e quelle che magari rimangono più in ombra: candeline accese 365 giorni filati per Mozart, qualche torta in meno forse per il genio di Šoštakovich, ma comunque gustosa e monumentale: ubi maior… come si dice. Ma tornando in una dimensione più, definiamola, intima, questo 2006 è anche un anno speciale per quella Savona che la musica la ama, la ascolta e - perché no? - la pratica, l'anno in cui si festeggia il cinquantesimo genetliaco dell'istituzione culturale tra le più amate e seguite nella città. L'Opera Giocosa - nata nel 1956 a Genova come Centro Culturale Sperimentale Lirico Sinfonico - ha compiuto cinquant'anni, e degnamente questo mezzo secolo ha celebrato, con una stagione (da poco conclusasi con Carmen) che ha davvero convinto per qualità e impegno. E che ha coronato (ma solo per il momento) una lunga attività che si è sempre distinta in particolare sulla proposta di titoli inconsueti; basti pensare agli autori della scuola napoletana (Paisiello e Cimarosa), a recuperi rari e preziosi ("Ebreo" di Apolloni, "Ecuba" di Manfroce) o ancora - in epoca di Donizetti Renaissance - al ciclo dedicato alla follia maschile ( Torquato Tasso, Esule in Roma, Furioso all'isola di San Domingo).
Questo 2006 all'insegna invece dei titoli di repertorio, un caldo successo che lancia l'Opera Giocosa nella competizione fra i teatri d'Italia che regolarmente e con arte presentano orgogliosi il proprio cartellone, che chiamano interpreti d'eccezione e che, se arduo è dire non badino a spese in tristi tempi bui della cultura, ahimè così lacera e menomata, per lo meno ci provano a mettere al vertice l'eccellenza. Un cenno alle due opere autunnali (di quelle estive, apprezzate ed applaudite, già si è detto nei mesi scorsi), che davvero hanno presentato al pubblico ottimi interpreti, chi già con consolidato corteo di ammiratori sognanti al seguito, chi invece alle soglie di una brillante carriera e con mille carte da giocare; regie interessanti, ora più intimistiche ed allusive (Werther) ora più tradizionali ma di grande impatto scenografico (Carmen); interpretazioni puntuali ed appassionate, che hanno coinvolto la platea nei turbini emotivi vissuti sul palcoscenico.
«Siamo soddisfatti - dice Tito Gallacci, presidente ormai dal 1978 - e quel che più conta è che soddisfatti siano anche pubblico e istituzioni, che continuano a darci prova di stima e amicizia. Del resto riconosciuto da tempo è il nostro impegno sul doppio fronte del "ripescaggio" di opere dimenticate, di autori eccezionali anche se minori - e chi l'ha detto che tra Verdi e Puccini c'è un buco nero?? - e quello della scoperta di giovani talenti: da qui sono partiti nomi che adesso brillano nel firmamento del teatro lirico. Si pensi alla Serra, alla Antonacci, alla Dessì, alla Gasdia o ad Alaimo, tanto per citarne solo alcuni; o grandi direttori d'orchestra come Luisi e registi come Livermore.

Un'anticipazione: si pensava di arricchire la prossima stagione con un debutto davvero originale: “Tutti in maschera” (1856) di Pedrotti, un'opera che adesso pochi conoscono, ma che all'epoca furoreggiava: addirittura la città irlandese di Wexford la prevede - con il nostro allestimento (coprodotto con Rovigo) - per l'inaugurazione del teatro nel 2008. Insomma, siamo fieri di essere ormai anche sullo scenario internazionale».

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