Roma - Le irregolarità nelle elezioni all’estero sono state determinate dal voto per corrispondenza. La pensa così Paolo Rajo, di professione speaker radiofonico nonché candidato Udeur al Senato nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania nel 2006. Il suo video circolava da oltre un anno e anche i diretti interessati, gli ulivisti Fedi e Randazzo, «lo sapevano». Dopo aver provocato l’ennesimo sisma nella sgangherata maggioranza del Senato, Rajo si gode il suo inaspettato quarto d’ora di celebrità «italiana» (in Australia è una star per gli emigranti) e ricostruisce con Il Giornale gli avvenimenti.
Signor Rajo, ci racconti come si è svolta la vicenda.
«Ancora non era arrivato il giorno delle elezioni ma le schede erano già state distribuite e i candidati si preoccupavano di andare dalle famiglie numerose per chiedere voti. Io mi recai a casa di questo conoscente per domandargli il voto e mi disse: “Sei arrivato tardi, comunque stiamo votando tutti per voi”. Ne fui sorpreso e vidi che nel garage sulla tavola c’erano le schede e le buste del consolato. Non erano taroccate, ne sono testimone. Così girai il video. Non ho mai cercato di venderlo. Il giorno seguente informai l’Udeur senza avere risposta. Tutti sapevano».
Com’è successo che ci ha riprovato con Repubblica a oltre un anno di distanza?
«Ho comprato un pc portatile e stavo provando a caricare su Youtube un filmato di mia moglie che vuole fare il soprano. Siccome non ci riuscivo a causa delle dimensioni del file, ho provato con il vecchio filmato, l’ho allegato pure a Repubblica che mi pare abbia un servizio analogo. Mi hanno telefonato per un’esclusiva».
Solo casualità?
«Mi hanno persino chiesto se Berlusconi mi avesse pagato. Non ce l’ho con nessuno. Voglio attirare l’attenzione sui disastri del voto per corrispondenza».
Il senatore Randazzo e l’onorevole Fedi, eletti nel suo collegio, non l’hanno presa bene e si sono rivolti a uno psicologo dell’Università di Utrecht per confutare la veridicità del suo filmato.
«Mi è dispiaciuto sentirli dire che l’ho fatto apposta. Anche se le schede non fossero state originali, sarebbe stato commesso un reato. Le schede votate in Australia sono state stampate qui e chiunque poteva fare delle copie. Se si preoccupano, allora c’è qualcosa che non va. Anche loro lo sapevano».
Cosa si sarebbe dovuto fare, secondo lei?
«Dovevano fare un’indagine all’epoca. Si sapeva che le schede venivano votate in quel modo. Bisognava controllare a Roma».
Ha dei sospetti?
«I “baroni”, cioè le solite persone che si intromettono per poi poterti dire: “Ti ho fatto eleggere”».
Nessun tranello, dunque.
«Mi hanno accusato di voler far cadere Prodi. Ma quando mai».
Anche nei confronti di Fedi e Randazzo?
«Erano i favoriti fin dall’inizio. Forse quando si arriva a Roma si perde il contatto con il proprio elettorato e ci si dedica alla polemica politica».
L’onorevole Fedi ha detto che lei si è congratulato per la sua elezione l’anno scorso.
«Fedi e Randazzo li conosco da vent’anni. Non ce l’ho con loro. Fedi era addirittura contrario al voto per gli italiani all’estero».
Ha avuto contatti con il candidato di Forza Italia per il senato, Luigi Casagrande che non ce l'ha fatta per 2.000 voti?
«Con Casagrande non ne abbiamo mai parlato. Ne ho parlato con amici di Perth che simpatizzano per la Cdl e ho lasciato loro il filmato. Tutti sapevano anche se adesso fanno finta di sorprendersi».
Ci sono stati altri episodi?
«Parecchie schede sono state buttate nella spazzatura perché molti non sapevano a che cosa servissero e le hanno confuse con dei volantini pubblicitari. Anche a me sono rimaste le schede per il referendum costituzionale».
Ma lei come interpreta il suo filmato?
«Forse le persone inquadrate hanno avuto istruzioni di votare il primo simbolo in alto a sinistra senza pensare che alla Camera questo avrebbe voluto dire votare Forza Italia. Il problema resterebbe comunque irrisolto».
Possibile che l’Udeur non abbia preso nessuna posizione?
«Dall’Udeur non ho avuto nemmeno un canovaccio per la campagna elettorale. Ho riadattato i discorsi di Mastella per i miei comizi. Avevo contatti solo con Giovanni Baglioni, un funzionario che lavorò per il partito durante la campagna elettorale. Quando lo contattai in proposito mi disse che era in mezzo a una strada e che non sapeva niente della documentazione che avevo mandato. L’Udeur mi ha chiamato solo per la procedura di rimborso delle spese elettorali. Quindi sapevano come contattarmi».
Quindi non c'è nessun secondo fine nella sua denuncia?
«No. Gli italiani che si sono fatti il culo per farsi una posizione in Australia non possono essere trattati come se avessero l’anello al naso».
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