È finita ieri la prigionia dei cinque europei, tra i quali l’italiana Rosanna Piani Moore, catturati lo scorso primo marzo nella regione dell’Afar, in Etiopia. I cinque sono stati rilasciati e trasferiti presso l’ambasciata britannica di Asmara, la capitale della confinante Eritrea; qui sono stati rifocillati e sono stati dati loro dei vestiti puliti, prima di essere visitati da un medico, che sembra li abbia trovati in buone condizioni di salute.
Fonti britanniche hanno reso noti i nomi di tutti i cinque sequestrati. Oltre all’italiana Rosanna Piani, originaria di Cividale del Friuli e sposata con un cittadino britannico che dirige il British Council ad Addis Abeba, si tratta di tre cittadini britannici, due dei quali dipendenti dell’ambasciata del loro Paese in Etiopia, e di una franco-inglese del Dipartimento dello Sviluppo internazionale.
Erano stati rapiti insieme con otto etiopi, loro accompagnatori durante una escursione turistica nella regione della Dancalia, una zona caldissima sotto il livello del mare caratterizzata dalla presenza di laghi salati. I loro fuoristrada erano stati ritrovati pochi giorni dopo, danneggiati da schegge di granata e colpi d’arma da fuoco. Solo il 9 marzo un capo Afar aveva fornito loro notizie, assicurando che erano vivi, stavano bene, e si trovavano nelle mani dei ribelli secessionisti dell'Afar, che li avevano trasferiti in un loro campo in Eritrea, poco lontano dal confine etiopico.
La vicenda aveva fornito nuovi elementi per alimentare la tensione tra Etiopia ed Eritrea, due Stati di fatto in condizione di tregua armata fin da quando l’Eritrea ha conseguito l’indipendenza nel 1993. Gli etiopi avevano inizialmente sostenuto che il gruppo fosse stato sequestrato da uomini armati vestiti con uniformi dell’esercito eritreo, che avevano poi condotto a piedi i prigionieri nel loro territorio. Ma il governo dell’Asmara ha sempre negato, sostenendo invece che il sequestro è stato compiuto da un gruppo guerrigliero denominato Arduf, contrario alla divisione del popolo Afar nei tre Stati di Etiopia, Eritrea e Gibuti. L’Arduf aveva già rapito, nel 1995, nove turisti italiani, anche loro liberati dopo un paio di settimane grazie anche alla mediazione dell’allora ambasciatore italiano Maurizio Melani.
Il portavoce del governo eritreo non ha voluto rispondere a domande sul ruolo svolto dal suo Paese nella liberazione degli ostaggi: si è limitato a dire che è stata messa a frutto l’influenza sui capi tribù Afar nella regione dove è avvenuto il rapimento e a confermare che i cinque europei sono arrivati all’ambasciata britannica all’Asmara. Non risulta che sia stato pagato alcun riscatto. Nessuna notizia, invece degli otto accompagnatori etiopi degli ostaggi liberati.
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