Bengasi Gli insorti del Consiglio nazionale Transitorio di Bengasi sono rimasti senza fondi e ora accusano l’Occidente di non aver mantenuto la promessa di garantire aiuti economici. A denunciarlo è stato il ministro del Petrolio e delle Finanze, Ali Tarhouni: "Noi non abbiamo contanti. Stiamo esaurendo ogni risorsa".
"Senza soldi non produciamo petrolio" "È un fallimento completo - ha continuato Ali Tarhouni - O loro (i paesi occidentali) non capiscono, o a loro semplicemente non interessa. Non stiamo producendo petrolio per i danni. E non mi aspetto che la produzione riprenda a breve. Le raffinerie non hanno greggio, quindi non lavorano". Al reporter che gli ha chiesto come in questo scenario le istituzioni dei ribelli possano sopravvivere, Tarhouni ha risposto: "C’è gente che è morta per questa rivoluzione. E ancora si muore. Troveremo un modo. Una cosa è certa: non molleremo mai". Il ministro del Petrolio e delle finanze ha raccontato inoltre che i ribelli stanno trattando con compagnie straniere per una futura cooperazione, aggiungendo di non avere problemi ad avere a che fare con chi prima faceva affari con il governo di Gheddafi. A riguardo, Tarhouni ha fatto anche dei nomi, citando la tedesca Wintershall e la francese Total come compagnie con le quali ci sarebbero già contatti in corso. "Noi abbiamo bisogno di aiuto. E rispettiamo e ci adattiamo a ogni contratto. L’unico nemico che abbiamo - ha concluso - è Gheddafi, i suoi sicari e i suoi criminali. Sul mercato e fra le compagnie non ho alcun nemico".
Continuano gli scontri Intanto si scontrano con armi leggere le forze fedeli al colonnello Muammar Gheddafi e gli insorti a Nalut, città della Libia nordoccidentale,
sul confine con la Tunisia. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera, secondo la quale almeno otto ribelli sono morti e più di una decina sono rimasti feriti nello scontro esploso ieri sera e tuttora in corso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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