«Licenziamenti, riforma francese da testare»

L’economista Piero Ichino: da Parigi nuove idee per liberalizzare il mercato del lavoro

«Licenziamenti, riforma francese da testare»

da Roma

Le misure varate ieri per decreto dal governo francese e che mirano al rilancio dell'occupazione sono un esperimento e come tale possono funzionare oppure no. Di certo non sono l'unica soluzione possibile. Ne è convinto l'economista Piero Ichino, professore di diritto del lavoro nell'Università degli Studi di Milano e collaboratore del sito lavoce.info che propone «minori vincoli nella gestione e risoluzione del rapporto individuale di lavoro, ma servizi efficienti e garanzie per il lavoratore più debole nel mercato del lavoro».
L'esecutivo transalpino guidato dal premier Dominique de Villepin, ha infatti approvato una serie provvedimenti tra i quali uno che permetterà, dal primo settembre, alle imprese con meno di venti dipendenti la possibilità di licenziare senza giusta causa i neoassunti per un periodo di due anni dall'ingresso in azienda.
Secondo Ichino, avrebbero potuto essere sperimentate anche misure diverse come quella formulata da altri due economisti francesi, Olivier Blanchard e Jean Tirole, che prevede un congruo indennizzo per il lavoratore licenziato e un aumento del premio per l'assicurazione contro la disoccupazione a carico dell'impresa stessa.
Ichino tende ad escludere però che quanto accaduto in Francia possa dare nuovo impulso in Italia alla riforma dell’articolo 18, da tempo arenatasi in commissione Lavoro del Senato.

«Non mi pare probabile. Lo scontro politico violento che si è avuto in Italia - ricorda infatti - ha prodotto un effetto di paralisi del dibattito su questo tema. Un effetto che si dissolverà soltanto tra qualche anno».

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