Una Liguria tutta da scoprire

Una Liguria tutta da scoprire

L’autore di «Liguria Nascosta e dimenticata» Danilo Tacchini ha un curriculum assai variegato: nel 1997 la sua tesi di laurea ha riguardato il nuovo sviluppo organizzativo della Fiat Auto avviatosi nel 1989, è stato coautore di «Antropologia degli alieni» e sul filo di questo interesse ha pubblicato alcuni saggi «L’enigma degli oggetti volanti» e «Extraterrestrialismo come nuova frontiera». Tra i suoi interessi i misteri di «Torino magica», del «Piemonte Sotterraneo», i «Misteri sabaudi» e la storia delle residenze reali, «I Castelli delle Langhe».
Questo testo si può dividere in due parti. Nella prima, ricorre un’indagine sugli animali cari ai Liguri, i gatti ricordati nella storia di Leivi e in onor dei quali Camogli ha un gemellaggio con la tedesca Gernesheim dove ogni anno si tiene la fiera del gatto di razza, «Kattesteet»; i topi segno della convivenza urbana con l’uomo, i gabbiani segno di unione tra mare e terra, serpenti formiche e lupi segno di collegamento selvaggio con la natura. Oltre ad aneddoti antichi sugli animali della «domesticità» ligure ricorrono storie di personaggi mitici, streghe, diavoli, fantasmi: è un ripercorrere le antiche leggende di cui ogni regione è ricca e che per alcune sono diventate libro grazie a ricercatori che le raccolsero tramandate oralmente dalla voce di pastori e contadini come per le famose leggende delle Dolomiti.
Accanto a questo mondo fiabesco molto interessante, un capitolo «Nobiltà sepolta» con la storia delle casate nobiliari che nel 1528 erano 28 con 600 cognomi, qui ripercorsi in ordine alfabetico a partire dalla famiglia Adorno originaria nel 1200 dalla Germania. Divertente l’aneddoto che racconta l’origine dei Grillo: da Uberto, un capitano che per primo si lanciò sulle mura di Costantinopoli nell’assedio dell’806 tant’è che l’Imperatore Cineforo disse ai suoi: «Vedete quel grillo con quanta celerità sale sui muri?». Nel capitolo successivo, altrettanto singolare, la storia dei Camalli, umile e altrettanto antica (la Culmv Compagnia Unica Lavoratori e Merci Varie nasce nel 1348). Si chiude con la poesia «Addio vegio camallo» di Pino Ratto, soprannominato «O Ratto» (il topo), genovese nato nel 1924 e in pensione da vent’anni.
Un aspetto poco conosciuto, in chiusura della prima parte del libro, riguarda «Le statue stelle» della Lunigiana: stele di roccia arenaria, antropomorfiche, caratterizzate dal non aver la bocca per impedire l’evasione dell’anima.
La seconda parte consta di 28 capitoletti dedicati ciascuno ad una località ligure: da Sassello, amaretti e facciate decorate, al Principato di Seborga con la storia dell’antica Zecca, a San Biagio della Cima, non lontano da Ventimiglia, che si stava spopolando ma ora vive sulla coltivazione delle rose della sua collina. Con l’aiuto di immigrati del Sud grazie a questa attività di floricoltura ha potuto riasfaltare le strade, mandare i ragazzi a studiare in città, ha ripreso vita. Poco più in alto, a 547 metri di altitudine, Perinaldo dove nacque Gian Domenico Cassini, uno dei più importanti astronomi italiani e dove in suo onore nel restauro del Convento Francescano di San Sebastiano è stato costruito un Osservatorio Astronomico con cupola motorizzata in rotazione; è in programma di costruirvi anche uno dei più moderni planetari d’Europa.
Bastano - credo - questi accenni per la consapevolezza di trovare tanto nel libro, ma segnalo ancora tre leggende del tutto accattivanti. Del pirata vichingo Hasting che s’innamorò di una statua di Venere razziata durante il saccheggio di Luni.

Della Bella di Torriglia, Clementina, amante di Sinibaldo Fieschi, conte di Lavagna che fece affrescare sul soffitto del suo palazzo una bussola con l’ago indirizzato verso la di lei stella. Del Diavolo di Buranco, un baratro tra Pietra Ligure e Toirano. Sono tutti motivi per una lettura da non perdere.
Danilo Tacchino «Liguria nascosta e dimenticata», Ligurpress, 17,90 euro.

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