Tempi duri per l'euro ma sempre tempi buoni per discorrere del denaro, creato con fantasia dall'uomo e usato con altrettanta fantasia dalla donna. Da una donna trae inizio questa storia sulla moneta meneghina, un culto per il numismatico milanese Alessandro Toffanin.
La donna. Avvenente e saggia, Bona di Savoia sposò Galeazzo Maria Visconti. Per le nozze fu coniata una medaglia d'oro con l'incisione: «Quos Deus coniuxit, homo no» ovvero «L'uomo non divida, coloro che Dio ha unito». Dopo l'assasinio del marito nel 1476, Bona divenne la reggente del piccolo Gian Galeazzo e fece coniare una moneta d'argento, chiamata Testone, con la sua immagine e la scritta: «Sola facta, solum Deum sequor», «Rimasta sola, seguo solo Dio». Il Testone d'argento è la rara moneta con effige femminile.
L'avvicendarsi dei «ciondoli» senza fili in questa pianura incuriosisce tanto da diventare una ricerca indefessa per Toffanin. «Da bambino guardare le monete era come leggere in una fiaba, ma non prevedevo che dai vent'anni in poi questi oggetti sarebbero diventati una passione senza scampo». E uno studio certosino che gli ha fatto pubblicare già due libri per l'editore della Numismatica Varesi di Pavia, l'ultimo uscito a maggio col titolo «Mediolanum», dedicati per la prima volta al sistema monetario milanese dal VI secolo avanti Cristo alla chiusura della Zecca sotto Umberto I.
Prima considerazione: la città della Borsa, pur essendo stata anche capitale dell'Impero romano d'Occidente, non ha mai avuto una sua moneta. «A parte gli Antoniniani delle legioni romane, per le quali nel 260 d.C. si aprì in città una zecca. Non erano di valore, ma sono affascinanti perché hanno quasi tutte immagini di animali: la cicogna, il toro, il leone, il centauro, simboli delle varie legioni».
Seconda considerazione: la moneta nella storia non è solo denaro ma diffusione di un messaggio, un po' come se oggi sull'euro ci fosse la pubblicità. E' l'espressione di un costume. «Come il Pegione, sul cui nome c'è un dibattito in corso. Siamo nel Rinascimento. Sulla moneta insieme alla biscia viscontea appare l'aquila imperiale, così piccola che sembra un piccione. L'altra ipotesi invece riguarda Sant'Ambrogio a cavallo e con uno staffile, strumento apposito per picchiare, da cui Pigione. Si dice che durante la battaglia di Parabiago il santo fosse apparso in cielo in questa foggia».
La terza considerazione è una domanda: caro Toffanin, tornerebbe alla lira? «La nostalgia per il significato storico c'è. La lira viveva fin da Carlo Magno, quando divise l'argentea libra, da cui lira, in 240 denari. L'euro ha soppiantato questo simbolo millenario e a un numismatico non fa piacere.
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