Lotta alla droga, il governo fa soltanto inutili spot

Si celebra oggi la Giornata mondiale contro la droga. Il claim dell’Onu «le droghe non sono un gioco da ragazzi» è teso a sensibilizzare l’opinione pubblica sul potere distruttivo delle droghe, soprattutto quelle ritenute erroneamente «leggere».
Nel mondo sono quasi 200 milioni i consumatori di droghe. La leadership è di cannabis, marijuana e hashish con oltre 160 milioni di «fruitori». Le anfetamine seguono con 35 milioni. Altri 20 milioni si dividono fra oppiacei e cocaina.
Desta molto preoccupazione, in special modo fra i giovani, l’utilizzo di cannabis, così sottovalutata dal ministro della «Salute» Livia Turco, che, in compartecipazione col ministro rifondarolo Paolo Ferrero, ha proposto lo scardinamento della legge Fini-Giovanardi sulle tossicodipendenze, portando la dose personale da 500 a 1000 milligrammi. Per essere più chiari da 20 a 40 spinelli. Alla diminuzione del prezzo della cannabis si aggiunge la presenza di principi attivi che raddoppia la potenza dei «nuovi spinelli»: l’hashish che si fuma ora, si chiama skunk (puzzola).
Studi internazionali ci riferiscono la strettissima relazione esistente fra l’uso di cannabis e il rischio di sviluppo di malattie mentali e gravi patologie psicotiche: gli inglesi asseriscono che i fumatori di sostanze cannabinoidi hanno ben l’80 per cento in più di possibilità di passare all’uso costante di cocaina. L’uso di queste sostanze in molte occasioni è il risultato di problemi profondi e malesseri radicati. La droga uccide. Questo è il punto di partenza. È un killer silenzioso che non dà scampo. Scuola e famiglia debbono offrire valori credibili e condivisi capaci di abbattere quel muro di noia che nelle giovani generazioni troppe volte risulta protagonista.
La persona deve tornare al centro della vita con tutte le grandi potenzialità di cui è capace; invenzione, creatività, impegno. Valori solidi, stabili e non manifesti di un nulla incastonati su pareti di cliché convenzionali e omologati. Opporsi alla cultura della morte e sostenere la battaglia per la vita e la salute è un atto di civiltà doveroso, un cammino obbligato. Ma il governo che cosa sta facendo?
Voglio riprendere un passaggio del ministro Turco durante l’informativa alla Camera del novembre 2006: «Nel programma dell’Unione era già chiaramente indicata la linea che la nuova maggioranza avrebbe adottato nei confronti delle tossicodipendenze riassumibile in quattro parole chiave: educare, prevenire, curare, non incarcerare». Peccato che la Turco sia partita proprio dall’ultima parola chiave: non incarcerare.

Ma dove sono finiti i progetti di prevenzione nelle scuole, nelle palestre, nelle associazioni sportive, nelle parrocchie, di incontri con le famiglie in sede preventiva; il progetto nelle carceri, il progetto cocaina? Dissuadere i nostri ragazzi dal consumo di sostanze stupefacenti è un obbligo morale al quale non possiamo più sottrarci: per non sentire ancora una volta dire «non avrei mai pensato potesse accadere a mio figlio».
*Deputata Forza Italia

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