Luni è descritta, assieme ai bianchi marmi delle Alpi Apuane, per la prima volta nel Canto XX dell'Inferno, per ritrarre la spelonca dell'indovino Aronte:
Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,
che ne' monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese che di sotto alberga,
ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca
per sua dimora; onde a guardar le stelle
e 'l mar no li era la veduta tronca.
Inf.XX, 46-51
Luni è ancora citata da Dante nelle celebri terzine del Paradiso in cui viene enunciata la desolata considerazione sulla decadenza morale di Firenze:
Se tu riguardi Luni e Orbisaglia
come sono ite, e come se ne vanno
di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia,
udir come le schiatte si disfanno
non ti parrà nova cosa né forte,
poscia che le cittadi termine hanno.
Le vostre cose tutte hanno lor morte,
sì come voi; ma celasi in alcuna
che dura molto, e le vite son corte.
Par.XVI, 73-81
Il fiume Magra nel suo tratto finale di confine tra Liguria e Toscana è così descritto nel Paradiso:
tra Ebro e Macra, che per cammin corto
parte lo Genovese dal Toscano.
Par.IX, 89-90
Le pareti scoscese della costa ligure sono utilizzate da Dante quali termini di paragone per indicare la pendenza dell'erta purgatoriale:
Tra Lerice e Turbìa la più diserta,
la più rotta ruina è una scala,
verso di quella, agevole e aperta.
Purg.III, 49-51
...e i personaggi.
Durante gli anni trascorsi in Lunigiana, Dante fu ospitato da Franceschino e da Moroello Malaspina. Quest'ultimo, a differenza di Franceschino, che rimase sempre ghibellino, fu capitano guelfo di parte nera, e, nel 1302, inflisse ai Bianchi la sconfitta di Campo Piceno. Egli e` ricordato come vapor di Val di Magra nel Canto XXIV dell'Inferno:
Tragge Marte vapor di Val di Magra
ch'è di torbidi nuvoli involuto;
e con tempesta impetüosa e agra
sovra Campo Picen fia combattuto;
ond'ei repente spezzerà la nebbia,
sì ch'ogne Bianco ne sarà feruto.
Inf. XXIV, 145-150
Alagia Fieschi, moglie di Moroello e cugina del vescovo Antonio, conosciuta certamente da Dante durante il soggiorno in Lunigiana, è citata nel XIX Canto del Purgatorio. A parlare di lei è lo zio Ottobuono dei Fieschi, salito al soglio pontificio col nome di papa Adriano V:
Nepote ho io di là c'ha nome Alagia,
buona da sé, pur che la nostra casa
non faccia lei per essempro malvagia;
e questa sola di là m'è rimasa.
Pur.XIX, 142-145
Nel Purgatorio Dante incontra Corrado Malaspina il Giovane, nipote di Corrado il Vecchio (chiamato l'antico) il quale, dopo avergli chiesto notizie della Val di Magra, gli profetizza l'esilio e la benevola accoglienza che trovera` presso la sua famiglia:
cominciò ella, "se novella vera
di Val di Magra o di parte vicina
sai, dillo a me, che già grande là era.
Fui chiamato Corrado Malaspina;
non son l'antico ma di lui discesi;
a' miei portai l'amor che qui raffina".
Pur.VIII, 115-120
Un alto elogio è tributato da Dante a tutto il casato dei Malaspina nel Canto VIII del Purgatorio (vv.115-139) a ricordo dell'ospitalità ricevuta.
La fama che la vostra casa onora,
grida i segnori e grida la contrada,
sì che ne sa chi non vi fu ancora;
e io vi giuro, s'io di sopra vada,
che vostra gente onrata non si sfregia
del pregio de la borsa e de la spada.
Uso e natura sì la privilegia,
che, perché il capo reo il mondo torca,
sola va dritta e 'l mal cammin dispregia".
Pur.VIII, 124-132
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