Mamme favorevoli al vaccino anti hpv ma il farmaco costa troppo

In calo la mortalità per i tumori dell'utero. Nelle regioni è partita la campagna vaccinale ma la gratuità è prevista solo per le dodicenni. Il sottosegretario alla salute, Francesca Martini: «Occorre abbassare il prezzo e diffondere il farmaco in modo capillare»

Le donne italiane rispondono in modo positivo alla campagna per la vaccinazione anti hpv, il papilloma virus causa del tumore al collo dell'utero. Una forma di prevenzione essenziale in grado di azzerare questo tipo di cancro nel giro di pochi anni. Il costo del farmaco però è ancora troppo alto come sottolinea proprio il sottosegretario al Welfare, Francesca Martini. A fornire questi dati l'Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (Onda) che li ha diffusi oggi in occasione della Settimana Europea di Prevenzione del Tumore al collo dell'utero (18/24 gennaio). Dati significativi perché mostrano come la maggioranza delle italiane abbia capito l'importanza della prevenzione. Infatti il 52 per cento delle madri di ragazze adolescenti ha già vaccinato la figlia o lo farà nei prossimi mesi. Soltanto il 16 per cento delle intervistate non intende aderire alla campagna vaccinale. Ma principalmente perché ritiene di non avere sufficienti informazioni sulla questione. Dall'indagine, che ha coinvolto 255 madri, emerge forte la richiesta di informazioni più approfondite. Due italiane su tre vorrebbero infatti sapere quanto è efficace e sicuro il vaccino. La prevenzione comunque sta già dimostrando la sua validità e grazie alle politiche di screening, la mortalità per il tumore al collo dell'utero continua a diminuire. «La tendenza alla riduzione della mortalità è estremamente positiva e ci induce a sperare che sia davvero possibile sconfiggere presto il tumore al collo dell'utero - osserva Francesca Merzagora, presidente di Onda-La strada per riuscirci passa anche e soprattutto da una corretta informazione: molte donne ancora non conoscono bene HPV e cosa fare per prevenirlo, c'è tuttora poca chiarezza sulla vaccinazione. Per questo O.N.Da ha messo in campo anche per il 2009 iniziative di sensibilizzazione, fra cui un progetto di educazione nelle scuole per coinvolgere in prima persona le giovanissime» É poi il sottosegretario al Welfare, Francesca Martini a ricordare che negli ultimi venti anni la mortalità legata ai tumori dell'utero è diminuita del 50 per cento grazie alla diagnosi precoce e alla qualità delle cure disponibili in Italia. «Ora abbiamo uno strumento in più - dice la Martini- la vaccinazione contro il papilloma virus a disposizione delle nuove generazioni che ci permette di ampliare i nuovi orizzonti di promozione della salute della donna.Il vaccino, attraverso la valutazione del suo follow-up, ci consentirà nei prossimi decenni di misurarne l'impatto al fine di ridurre ulteriormente la mortalità femminile.». Il sottosegretario alla Salute però sottolinea che «il prezzo del vaccino è ancora troppo alto», soprattutto in questa fase iniziale «in cui la sua diffusione non è così capillare a livello regionale da permetterne l'abbassamento del prezzo».Il governo ritiene che sia proprio quella dell'abbassamento del prezzo «la direzione in cui bisogna andare, se si vuole implementare la diffusione di questa forma di prevenzione tra le adolescenti e sviluppare politiche di prevenzione integrata, che affianchino la vaccinazione anti-hpv al pap test». Il professor, Sergio Pecorelli, membro della Commissione ministeriale Prevenzione e Screening, ricorda che ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 3500 nuovi casi di carcinoma della cervice e che si contano circa 1100 morti per questo tumore. E anche se la prevenzione negli ultimi anni è incrementata resta pesante il divario fra Nord e Sud: i programmi di screening con Pap-test interessano oggi il 65 per cento della popolazione al Nord, il 92 per cento al Centro e il 68 per cento al Sud. In meridione è ancora scarsa l'adesione delle donne all'invito (27 per cento contro il 47 per cento al Nord e il 40 per cento al Centro). Una donna su tre tuttora non si sottopone mai al Pap test, mentre un altro 30 per cento lo fa con cadenza annuale. Ora poi è disponibile un ulteriore strumento per la prevenzione secondaria e lo screening: l'Hpv test. Ovvero l'esame che rileva la presenza di DNA dei virus prima che insorga un tumore. Ma dove prendono le informazioni le donne italiane? Massimiano Bucchi, docente di Scienza, Tecnologia e Società dell'Università di Trento, autore dell'indagine è rimasto colpito dal fatto che oltre il 40 per cento delle donne ha saputo del vaccino attraverso programmi televisivi o articoli di giornali e riviste. Solo il 16 per cento ha parlato di HPV con il medico di famiglia, appena il 5 per cento ha ricevuto spiegazioni dal proprio ginecologo. In Italia il vaccino contro l'HPV, il primo in grado di prevenire un tumore, è offerto gratuitamente alle dodicenni dal 2008. Sono circa 280.000 le ragazzine interessate dalla campagna vaccinale e secondo i primi dati nelle Regioni che per prime hanno avviato il programma di vaccinazioni (Veneto, Basilicata) si è già raggiunta una copertura attorno all'80 per cento. In 12 Regioni è stato attivato un prezzo agevolato per donne fra i 13 e i 26 anni che vogliono vaccinarsi, 5 hanno già esteso la copertura gratuita ad altre fasce d'età.

Il vaccino è un metodo molto valido di prevenzione primaria: i due vaccini a oggi disponibili in Italia (tetravalente, anti HPV 6-11-16-18 e il bivalente anti HPV 16-18) hanno dimostrato un'efficacia vicina al 100 per cento nel prevenire l'infezione da papilloma virus in giovani donne fra 9 e 26 anni che non hanno ancora iniziato un'attività sessuale.

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